Macron-Le Pen. Giochi elettorali in Paesi anormali
Fermi tutti: la Le Pen ha già vinto! Lo potremmo dire – lo scrive l’Economist – facendo un “giochino elettorale” in realtà un po’ insensato, ovvero: applicando alla Francia il sistema elettorale degli Stati Uniti. Cioè: se applicassimo tout court ai voti espressi due settimane fa un sistema elettorale profondamente diverso, come appunto quello che ha permesso a Trump di entrare nella “Stanza dei Bottoni” con più bottoni al mondo, adesso staremmo commentando ben altro.
Sistemi elettorali – E’ ovvio: è poco più di un gioco. Se i francesi avessero saputo di votare con un sistema totalmente diverso dal loro – leggere per credere, ve li stiamo per raccontare – probabilmente avrebbero votato in maniera diversa. E allora: perché parlarne? Perché la cosa è particolarmente stuzzicante sia per intrattenere l’attesa del secondo turno in Francia di domani, domenica 7 maggio; sia perché il “sistema elettorale” è proprio uno dei principali argomenti di discussione e dibattito in Italia. Il nostro Paese è “orfano” di legge elettorale compiutamente e politicamente voluta da – oramai – più di un decennio. Dopo il Mattarellum, tra “leggi porcata” e sentenze della Consulta, noi italiani ci siamo ritrovati tra le mani sistemi elettorali sempre delegittimati e compromessi democraticamente, tanto da inserirne la riscrittura nel “mandato parlamentare” di tre degli ultimi tre governi (Letta, Renzi, e poi Gentiloni). Ma perché la Le Pen avrebbe vinto in Francia con il sistema elettorale degli Stati Uniti?
Come si vota in Francia – Il sistema elettorale francese per l’elezione del Presidente della Repubblica è straordinariamente semplice: si contano i voti, se ne fa la somma, e si confrontano le somme. Cioè: si vota in un primo turno – quello che è avvenuto due settimane fa – e i due candidati più votati (chi arriva, quindi, primo e secondo) vanno al secondo turno – che avverrà domani. Il più votato al secondo turno va all’Eliseo. Questo sistema permette alla Francia di avere un’offerta politica più ampia rispetto a quella di quasi tutte le altre grandi democrazie occidentali, perché in pratica si parte tutti da zero, e si può sperare di intercettare una quota non particolarmente grande di elettorato (sia Macron che la Le Pen sperano di andare all’Eliseo partendo da una base elettorale di pochi punti superiore al 20%) per giocarsi la partita importante, quella del ballottaggio. Se ben si vede, infatti, l’elettore francese ha ben più scelta rispetto ad un elettore americano. Perché, in America le cose funzionano in maniera totalmente diversa…
Come si vota negli Stati Uniti – L’elezione del Presidente degli Stati Uniti è straordinariamente più complessa, anche se lì – e non è un caso – la partita si gioca sin da subito tra due soli competitori. Gli USA, infatti, che sono e rimangono uno stato profondamente federale – molto di più di quanto non lo si percepisca al di qua dell’Atlantico – hanno adottato un sistema elettorale che permettesse di rappresentare questa fortissima territorializzazione dell’organizzazione sociale e statale. La soluzione trovata è quella di una tecnicamente definita “elezione indiretta”, ovvero: i cittadini di ogni singolo stato eleggono dei Grandi Elettori (pari alla somma tra i loro senatori e i loro deputati) che a loro volta eleggeranno il Presidente. Ogni Stato ha un numero di Grandi Elettori proporzionale con la propria popolazione, e i Grandi Elettori di ogni Stato sono tutti assegnati al Candidato che in quello Stato ha preso più voti. Quindi: il sistema elettorale può tranquillamente far vincere un candidato che, a livello federale, ha preso meno voti, ma che ha avuto in dote le vittorie negli Stati più “pesanti” (come è esattamente accaduto a Trump, che è andato alla Casa Bianca con nel carniere quasi 3 milioni di voti in meno della Clinton – che non l’ha presa bene, come vi scriveremo tra qualche giorno).
Il giochino che fa vincere la Le Pen – Applicando questo medesimo sistema alle 18 regioni in cui è divisa la Francia (13 continentali e 5 d’Oltremare) per come la Le Pen è riuscita a distribuire il proprio consenso (fortissima nelle zone rurali e nei comuni sotto i 20mila abitanti, debolissima nelle città – vedi la cartina sotto con i voti di Macron in giallo-ocra e quelli di Marine in nero), Marine sarebbe andata direttamente all’Eliseo.
E noi? – Lo dicevamo, è poco più che un gioco. Però è un gioco istruttivo, perché troppo spesso derubrichiamo le discussioni politiche tecnicistiche come queste in cose delle quali “al Paese non gliene frega niente“, oppure: “Il Paese ha ben altro a cui pensare”. Perché il nostro futuro (politico, sociale, istituzionale) dipende fortemente dall’offerta politica che sapremo darci come cittadini e come sistema Paese; e perché il nostro futuro (politico, sociale, istituzionale) dipende fortemente da come sarà legittimato chi ci governerà nella prossima legislatura (visto che da troppo tempo noi italiani siamo governati per via “emergenziale”: il Governo Monti è del 2011). Se sarà legittimato…