Il primo successo per la sopravvivenza del rinoceronte bianco del nord

Il difficile progetto BioRescue d’inseminazione artificiale, avviato per salvare la specie del rinoceronte bianco settentrionale dopo la morte dell’unico esemplare maschio avvenuta nel 2018, sembra, dopo tanti anni d’impegno, aver raggiunto un successo che apre alla speranza per sopravvivenza di questi grandi mammiferi.

Il progetto è realizzato da un consorzio internazionale nel quale gioca un ruolo fondamentale Avantea, laboratorio di Cremona, specializzato in biotecnologie finalizzate alla ricerca e alla riproduzione animale, come abbiamo già illustrato nel 2019 nell’ articolo Come salvare il rinoceronte bianco del nord.

La fecondazione in vitro e il trasferimento embrionale sono tecniche ormai di buona esperienza e diffuse in ambito umano e animale ma per quello domestico; mentre sono nuove per i rinoceronti, la cui dimensione ha obbligato gli scienziati alla rielaborazione del protocollo.

Storia di Curra

Nel settembre 2023 la missione sembrava avviata alla lieta conclusione con la gravidanza di Curra. Quest’ultima, una femmina di rinoceronte bianco meridionale (specie meno rara del parente settentrionale), aveva ricevuto due embrioni fecondati in vitro ed era rimasta incinta.

Purtroppo, nonostante fosse residente nella Ol Pejeta Conservancy in Kenya, Curra è venuta a mancare nel novembre successivo, a causa di una infezione batterica conseguente alle forti piogge che si sono abbattute sulla zona. L’autopsia ha confermato la sua gravidanza di 70 giorni.

Nonostante l’amarezza per la morte dell’animale e del suo feto, ma anche per il risultato svanito, i ricercatori del progetto BioRescue hanno ottenuto la prova che la loro tecnica funziona; in termini prettamente scientifici l’esperienza di Curra ha fornito la PoC (Proof of Concept), ossia la dimostrazione di fattibilità.

Lo ha confermato Thomas Hildebrandt, responsabile di BioRescue che non ha esitato a sostenere “la svolta per la sopravvivenza del rinoceronte bianco settentrionale e per la salute degli ecosistemi centro-africani”.

Prima che sia troppo tardi

Gli scienziati dispongono di 30 embrioni di rinoceronte bianco del Nord congelati in azoto liquido conservati a Berlino e a Cremona e hanno annunciato il nuovo tentativo, ancora con una femmina cugina, per maggio-giugno 2024.

Bisogna sbrigarsi perché l’eventuale cucciolo dovrà crescere accanto alle due femmine, Najin e Fatu, le uniche viventi della specie primaria, troppo anziane per procreare ma fondamentali per educare, ossia per trasmettere i primi “comportamenti tipici e la comunicazione sociale”.

E da Fatu, inoltre, che provengono le cellule uovo fecondate con gameti di due maschi deceduti: l’origine dunque degli embrioni ora crioconservati.

Questo, però, significa che la variabilità genetica è troppo scarsa per garantire la sopravvivenza di una popolazione futura.

Come provvedere alla varietà genetica per la futura popolazione

Ma gli scienziati di BioRescue, pensano di poter garantire la diversità genetica necessaria attraverso tecniche avanzate di riproduzione assistita “legate alle cellule staminali – come ha spiegato Susanne Holtz – e, in futuro, la modifica delle informazione genetiche perdute scoperte nei campioni museali per reintrodurle nel pool genetico”.

Ma tutto segue alla produzione degli embrioni in vitro e al loro trasferimento nelle madri surrogate per creare, con successo la gravidanza. Ecco perché l’esperienza di Curri, ha concluso la scienziata “è una pietra miliare per il nostro progetto”.

Oltre ad Avantea, partecipa al progetto anche l’Università di Padova.

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