Glossofobia: la paura di parlare in pubblico
Glossofobia (dal greco glōssa,lingua e phobos, fobia): la paura di parlare in pubblico – che si stima colpisca 1 persona su 4 – è un “male” più democratico di quanto si possa immaginare. Si dice che persino uomini di potere come l’economista Warren Buffet o il fondatore di Virgin, Richard Branson, abbiano sofferto di “ansia da pubblico” prima di riuscire poi a superarla.
Per alcune persone sconfiggerla è davvero imperativo. Parlare in pubblico, infatti, è fondamentale nel mondo del lavoro di oggi. Pensiamo all’amministratore delegato di una multinazionale che deve intervenire durante una riunione. O a uno scienziato durante un convegno internazionale o a un avvocato in tribunale prima di un’arringa. O anche a un semplice studente quando deve discutere la tesi di laurea.
Secondo uno studio dell’organizzazione YouGov UK, ci sono 13 paure che tengono sveglie le persone di notte e la glossofobia è la terza più comune. I sintomi sono piuttosto vari e ricordano quelli di un classico attacco di panico: aumento della frequenza cardiaca, sudorazione eccessiva, affanno, crampi alla pancia, giramento di testa, vomito e in alcuni casi anche svenimento.
La buona notizia è che possiamo imparare a gestire la paura di parlare in pubblico. Ma attenzione ai falsi luoghi comuni. “Come quello che ci consiglia di immaginare il pubblico nudo o con il naso da clown: sono misure che non servono a superare la paura e distraggono dal discorso” dice Massimiliano Cavallo, uno dei maggiori esperti italiani di Public Speaking, autore del libro Parlare in Pubblico Senza Paura (ed. Anteprima Edizione). “Anche quel consiglio piuttosto diffuso, secondo il quale bisogna ripetersi in mente un mantra, rischia di distrarci e peggiorare la situazione anziché aiutarci” aggiunge. Altra indicazione sbagliata è quella di esercitarsi davanti al proprio cane e vedere per quanto tempo si riesce a catturare la sua attenzione. Anche se lo ha suggerito uno studio americano, per Cavallo non funziona. “Non si può paragonare la risposta di un cane a quella che potrebbe avere una platea di persone” precisa.
Ci sono però delle misure semplici che possono aiutare in vista di un discorso pubblico. Cavallo ne elenca qualcuna:
· provare il discorso più volte.“Può sembrare una regola banale, ma alla fine è anche la più disattesa”, sottolinea l’esperto. “Non basta leggere e rileggere le slide – precisa – ma è necessario provare il discorso nella stessa modalità che si userà poi realmente. Quindi, se l’intervento lo richiede, bisogna alzare la voce o abbassarla come se si avesse di fronte il pubblico”;
· prendere familiarità con il luogo in cui avverrà il discorso. “Magari andando a visitarlo prima del fatidico giorno”;
· non leggere il discorso e non impararlo a memoria perché il più delle volte si finisce per sbagliare. “Una delle paure più diffuse è proprio quella di smarrire il filo del discorso, oltre a perdere in naturalezza, ecco perché non va imparato a memoria. Il discorso non va letto perché focalizzeremmo lo sguardo sul foglio anziché sul nostro pubblico. Se usi le slide scrivi poco testo; se parlerai a braccio, schematizza il tuo intervento in poche parole e appunti”;
· guardare la platea negli occhi. “Mai guardare nel vuoto o fissare le slide”, sottolinea Cavallo. “Bisogna cercare di guardare le persone negli occhi e, se l’aula è grande, guardarla a blocchi di persone”;
· alzare leggermente il volume della voce. “So che è difficile per chi ha paura di parlare in pubblico – sottolinea l’esperto – ma posso garantire che funziona. Se infatti la voce è più alta del solito, il cervello trasmetterà più sicurezza. Inoltre, con un volume di voce più alto sarà difficile sentire la voce che trema”. (Comunicato stampa)