Solarpunk. Utopia vs. distopia, speranza vs. pessimismo
Si ritorna all’utopia. Al terribile distopico mondo futuro descritto dalla fantascienza, si contrappone un domani armonioso dove l’essere umano ha imparato a vivere consensualmente con il pianeta pur trasformato dal surriscaldamento climatico.
Come nel caso della corrente hopepunk, anche questa volta il voluto e agognato approccio positivo e ottimista a cui ci riferiamo nasce dalla letteratura, diventa movimento sociale e si chiama solarpunk.
La distopia è un termine che indica la previsione o la rappresentazione di un futuro negativo secondo le “tendenze avvertite nel presente”. Il solar punk, al contrario e nonostante le brutte avvisaglie, immagina un “futuro migliore” e costruisce “strategie operative per renderlo possibile”.
La risposta chiara e precisa ce la fornisce il sito Sorlarpunk Italia fondato nel 2020 da un gruppo di scrittrici, scrittori ed esperti della comunicazione che si rifanno all’omonima corrente statunitense nata negli anni 10 del secolo in corso (ma le cui radici affondano negli anni Settanta del Novecento) per farsi interprete di chi crede nella solidarietà (e quindi nelle totali inclusione ed equità) inevitabile base per una politica sostenibile in grado di garantire un progresso ecologico e organicamente adattato ai mutamenti. Il movimento persegue “un progresso consapevole” realizzabile seguendo la scienza e la tecnologia, applicandole “in maniera trasparente e democratico” per raggiungere, finalmente, l’equilibrio tra l’essere umano e il pianeta. Esempi ce ne sono già come la mobilità elettrica, l’economia circolare o la forestazione urbana per combattere le ondate di calore.
Il termine stesso indica le intenzioni del genere letterario e del movimento; è una parola composta da solar, che ovviamente si rifà al sole, prima fonte energetica e quindi di vita (ma da intendere anche come fonte di energia rinnovabile che sostituisce quella fossile) e punk che indica la rivolta verso un sistema di vita insostenibile e verso la narrativa distopica “che non offre gli strumenti utili per reagire”, quando il movimento si sforza di “immaginare un futuro migliore” e si adopera per costruirlo. Solarpunk Italia è, infatti, aperta a “collaborazioni, proposte e interventi” (i contatti sono disponibili qui).
Parole chiavi allora, utopia, naturalmente, ottimismo e speranza che puntellano anche la letteratura di genere che vede i suoi massimi esponenti in Italia negli scrittori di fantascienza nonché tra i fondatori di SolarPunk Italia, come Giulia Abbate e Franco Ricciardiello, autori con il resto del collettivo del manifesto che riportiamo di seguito, da leggere ricordando che tutto è in movimento, che il cambiamento “è inevitabile” e le seguenti parole “saranno superate e magari andranno riscritte tutte. Lo accettiamo. Non sono dogmi ma testimonianza”.
Il manifesto
Crediamo che il solarpunk sia un processo in corso, non un fenomeno chiuso.
La nostra parola chiave, scrivendo solarpunk e scrivendo di solarpunk, è speranza.
Il solarpunk è una nuova utopia che all’ottimismo preferisce la speranza, ed è un’utopia su due livelli.
La speranza è tra le righe: speranza di un futuro migliore e della possibilità concreta di costruirlo.
E la speranza è fuori le righe: il solarpunk vuole accadere e farsi ascoltare.
Il solarpunk vuole che esista un futuro migliore, e allo stesso tempo vuole esistere.
In questo spazio condiviso di Solarpunk Italia parliamo di ciò che scriviamo e di ciò che vorremmo scrivere. Scriviamo di ciò leggiamo e di ciò che vorremmo leggere.
C’è un solo modo sia per condividere, che per smentire la nostra visione del solarpunk: scriverne altro, ancora.
Immagine: ‘Viaggiatori solarpunk’ di Fabian Cobos, Monterrey (Messico), tratta dal sito SolarPunk.it