Progetto culturale 3.0. Paolo Brera, traduttore-narratore di bei racconti di grandi autori

Paolo Brera, già economista, assistente universitario, ricercatore, specializzato nelle economie pianificate, per alcuni anni ha fatto parte della Commissione economica centrale del PSI, scrittore, traduttore e giornalista. La sua articolata e variegata attività professionale gli permette un alto grado di interdisciplinarità, eleggendolo candidato ideale per il progetto di divulgazione culturale a cui ha dato vita.

Di che cosa si tratta? Un mondo/modo di tradurre che va oltre l’aspetto filologico e restituisce al testo del lettore italiano la valenza culturale dell’opera.

Parte da una base poliglotta, ci evidenzia Brera, 5/6 lingue di base: “Sono sempre stato un poliglotta, per me è un’inclinazione naturale”. Poi, grazie al supporto digitale arriva a comprendere e tradurre oltre 17 lingue. Con un testo in una lingua affine a quelle che conosce e Internet a portata di mano – che Brera considera “un dizionario enciclopedico vastissimo e unico” – produce il testo in italiano.

Parla in modo più o meno fluido inglese, francese, spagnolo, tedesco, polacco, russo e (ci tiene ad aggiungere) lombardo occidentale; una solida formazione che declina con il sussidio dei vocabolari e dei repertori digitali per abbracciare lingue come il bulgaro, ceco, slovacco, croato, catalano, occitano, rumeno e brasiliano, partendo dalla conoscenza di altre che appartengono alla famiglia slava, latina e germanica.

Come sceglie le opere da tradurre? Evita i diritti di copyright e affronta lingue minoritarie. Come formazione di storico economico, Brera ci dice di prestare particolare attenzione alla mentalità, agli atteggiamenti, al modo in cui vive la gente. Con l’acume e la perizia di uno storico che si sofferma sui dettagli dei comportamenti d’epoca per trarne abitudini e comportamenti, alla stessa stregua, interpreta i testi che si trova a volgere in una lingua diversa dall’originale.

“Io voglio che la lettura sia scorrevole, se una frase proprio non riesco a capirla, mi ci posso intestardire sopra per due giorni di fila oppure lascio stare e metto giù quel che ho capito; può capitare che io inizi a tradurre un racconto che non conosco e afferri bene il senso soltanto al termine della traduzione. Non traduco libri, al massimo romanzi brevi, sia perché oggi la lettura è sempre più frettolosa e la gente non trova il tempo per opere ponderose, sia perché è più facile che non ci sia concorrenza, molti racconti sono inediti. Sono un narratore (ha pubblicato diversi romanzi, NdR) e la fluidità nel leggere per me è un elemento sostanziale. Attualmente, anche da un punto di vista commerciale, mi sembra ci sia spazio per la letteratura breve.”.

All’inizio Brera traduce per puro piacere. Come ha affermato antecedentemente il suo essere poliglotta è anche un’inclinazione naturale, ma con il tempo si è sviluppato un autentico progetto dai risvolti editoriali ben definiti.

Ha curato per il gruppo Viator la collana Pangea, attualmente non più attiva: una collana che comprende racconti brevi di letterature dei più diversi paesi, gestita dalla casa editrice Servitum, fondata da padre Davide Maria Turoldo e proprietà dei Servi di Maria; tra i volumi tradotti “Primo amore” di Turgenev, “La ilustre fregona” di Miguel de Cervantes (il titolo è stato lasciato in spagnolo, vuol dire “L’illustre sguattera”), “La cartomante” di Joaquim Machado de Assis, “Sull’acqua” di Guy de Maupassant.

Letteratura dunque breve, spesso poco conosciuta. Una dozzina di racconti sono stati pubblicati nel tempo da “Sette”, il settimanale del “Corriere della sera”. La suggestione dei racconti scelti può rappresentare un volano per la conoscenza dei capolavori di questi autori che appartengono ai “momenti d’oro” della letteratura.

Successivamente pubblica con Algama.it collane di e-book di autori famosi: racconti non tradotti in italiano. Ad oggi, Brera ha tradotto 150 racconti e novelette, di cui già pubblicati una quarantina.

Fa parte del suo progetto culturale tradurre un corpo di testi, legati tra loro da una tematica, una parola. Per esempio, partendo dalla figura di Don Giovanni, traduce “Don Juan Tenorio” di José Zorilla, “Il convitato di pietra” di Puškin, “L’elisir di lunga vita” di Balzac: Spagna, Russia e Francia che ci regalano la loro interpretazione del Don Giovanni. L’ultimo racconto, ad oggi, in ucraino.

Il mio folle amore per le lingue e la traduzione è diventato un progetto culturale”. Come narratore Brera privilegia il criterio della scorrevolezza. Non ama il termine “classico”, sa di polvere, preferisce parlare di “bei racconti di grandi autori”.

Il traduttore, per sua natura, deve compiere delle scelte che permettono al lettore di godere del testo, senza ambiguità o forzature lessicali e sintattiche. Le traduzioni, ci ricorda Brera, se le vuoi belle devono per forza essere infedeli.

 

Nota: nella categoria Pubblicazioni si può leggere l’incipit  di Paolo Brera La gelosa in cucina del racconto breve “Il divorzio” dello scrittore romeno Liviu Rebreanu, tradotto dello stesso Brera

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