La Nation Station di Beirut. Un atto d’amore

Ci sono ancora le macerie di quella tremenda esplosione che lo scorso agosto ha distrutto il porto di Beirut e i quartieri circostanti. Eppure anche tra le rovine la cultura riaffiora; una rinascita artistica che vuole dare nuovo impulso e vitalità a tutta la città e alla quale contribuisce anche il duo italiano Antonello Ghezzi con la loro installazione alla Nation Station, a cura di May El Hage e con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Beirut.

Formano un collettivo dal 2009 i bolognesi Nadia Antonello e Paolo Ghezzi che erano a Beirut già nel 2015 per rappresentare l’Italia alla Beirut Art Fair, prima fiera di arte contemporanea della regione ME.NA.SA. (Medio Oriente, Nord Africa, Asia del Sud), fondata nel 2010.

Da allora Beirut è diventata la loro città, ma quel 4 agosto 2020 non c’erano e non videro “distruggere il nostro quartiere, la nostra galleria e anche la vita di alcuni nostri amici” come ha raccontato Ghezzi a Roberto Zichittella di Radio 3 Mondo.

Di fronte ai danni dell’esplosione, causata da 2750 tonnellate di nitrato di ammonio (pari a 3,3 gradi della scala Richter) stoccato in una nave ancorata nel porto della città da anni, Governo e Istituzioni rimasero inermi.

Ci fu però una pronta e grande reazione popolare di solidarietà che diete vita alla Nation Station.

Come è nata la Nation Station

 

Tutto iniziò da Hussein, un giovane di un’azienda agricola che dopo il disastro decise di portare qualche cassetta di frutta e verdura da distribuire gratis tra le persone colpite. Si sistemò in una stazione di servizio ormai abbandonata a Geitawi, uno dei quartieri più colpiti dall’ esplosione.

In pochissimi tempo a Hussein si unirono molti volontari che ripulirono lo spazio e lo trasformarono in un hub: punto di raccolta e centro di distribuzione di cibo fresco, acqua, pasti pronti e beni di prima necessita, oltre a offrire servizi sanitari grazie a una squadra medica.

Supportati delle ONG locali e internazionali, l’ex stazione di servizio si è trasformata nella Nation Station dove i volontari come hanno fatto da subito, aiutano tutti, senza distinzioni di affiliazione politica o religiosa, in una città dove i più anziani ricordano ancora la guerra civile che in tutto il Paese, il Libano, dal 1975 al 1990 ha visto cristiani maroniti contro i musulmani, militari contro civili e che dal 2019 vive una profonda crisi economica, politica e istituzionale aggravata dalla pandemia.

Bandiere della Via Lattea per il Libano

Non stupisce, quindi, che alla Station anche la cultura (che a Beirut, malgrado tutto, ha sempre un ruolo di rilievo) ha trovando il suo spazio.

Nel sito, già raffigurato dall’artista @Liil-bnd, oggi c’è anche il progetto del duo Antonello Ghezzi delle Bandiere della Via Lattea, intitolato I am with you, I have always been with you, don’t be afraid (Sono con te, sono sempre stato con te, non aver paura), un atto d’amore dei 2 artisti bolognesi, già presentato in Italia  e che ora risiede nella sua dimora naturale, come simbolo della multiculturalità e multi etnicità che, a dispetto di tutte le tragiche vicissitudini  degli ultimi decenni, da tempo sono proprie del Paese dei Cedri e in particolare della sua capitale, Beirut.

 

Immagini: 1) il duo artistico bolognese formato da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi; 2) Beirut: l’ex stazione di servizio abbandonata diventata l’hub di volontari Nation Station, nei primi giorni dopo l’esplosione; 3 Nation Station raffigurata dall’artista  @Liil-bnd; 4) Bandiera della Via Lattea del progetto ‘I am with you, I have always been with you, don’t be afraid ‘ del duo artistico Antonello Ghezzi – immagine tratta dalla pagina Facebook degli artisti

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