Ma che Storia è questa? La Clinton, la democrazia, le elezioni…

Clinton-shok: «Ho perso per colpa dell’Fbi e della Russia».  Ad ottobre uscirà il suo libro, ma la ex-candidata presidenziale democratica già sta facendo di tutto per farlo diventare una vera e propria bomba editoriale, con conseguenti deflagrazioni politiche e democratiche. Rilasciando dichiarazioni e interviste a cuore aperto che stanno gettando ben più di un’ombra sul nostro mondo, sui suoi equilibri e sui suoi valori.

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Non ha torto, la Clinton. Perché, in effetti, molto di quello che sta succedendo in queste settimane/mesi negli Stati Uniti con tutta probabilità troverà ampio spazio tra qualche decennio su altri libri: quelli di Storia per i licei. Libri i cui autori, raccontando il nostro attuale stato di cose, titoleranno capitoli – più o meno – così: “Crisi e trasformazioni della Democrazia rappresentativa in Occidente nelle prime decadi del terzo millennio“.

Motivi per immaginarlo ce ne dà, oltre alla cronaca spicciola di tutti i giorni (licenziamenti di investigatori, rapporti in denaro tra Presidenti di superpotenze, impeachment imminenti o presunti tali) proprio la Clinton nelle già citate interviste. In una, in particolare, rilasciata a inizio maggio, la Clinton ha detto, letteralmente, le parole virgolettate: «Ho perso per colpa dell’Fbi e della Russia». Occhio: stiamo parlando delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, non di quelle per rappresentante di classe nella quinta elementare di mio figlio. E la candidata – data per favorita – si appresta (dice lei) a mettere nero su bianco le prove di quanto detto, raccontando – nella medesima intervista – un lavoro di scavo “molto impegnativo” per “ricostruire tutta la vicenda”.

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Ammette errori, la Clinton, da navigata politica qual è. Errori strategici suoi e non solo di gestione della campagna elettorale. Ammette di non aver posto l’attenzione necessaria a quegli Stati –  Michigan, Wisconsin e Pennsylvania in testa – dove l’elettorato bianco le era più ostile (causa crisi economica), facendole perdere le caselle chiave che le han tolto la poltrona di Presidente degli Stati Uniti proprio un attimo prima che vi si potesse sedere.

Ma, soprattutto, attacca. Attacca quel James Comey, capo dell’Fbi, che Trump ha comunque defenestrato per le sue indagini sul RussiaGate, e che – secondo la Clinton – ha “deliberatamente gonfiato il caso delle mail” che si era poi rivelato una bolla di sapone.

E attacca proprio la Russia che avrebbe pesantemente “interferito” attraverso il megafono di wikileaks con rilevazioni ad hoc.

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Quello raccontato dalla Clinton – che promette di non voler fare più politica professionistica ma si autoarruola nelle fila della “resistenza” antiTrump – è un mondo avvilente e pauroso, a ben guardare. La signora che “se avessimo votato il 27 ottobre adesso sarei il vostro Presidente”, come ha detto la Clinton durante la medesima intervista, presenta degli Stati Uniti nei quali le elezioni più importanti del Pianeta possono essere manipolate a proprio piacimento. Dove un Fbi impazzito e una potenza straniera possono fare e disfare. Dove gli equilibri tra i poteri vengono meno e, dove, il destino della Nazione più potente del Pianeta può essere distorto.

La fine di questa storia, di queste decadi, la leggeranno i liceali su quei libri di Storia. Sempre che la Storia si insegni ancora, in quel mondo del domani…

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