L’acerba età matura dei nostri tempi

Buona fine e buon principio con una breve riflessione sul primo ventennio che ci ha lasciati e che ci auguriamo sia l’inizio di una nuova era che allontani ogni forma di fanatismo ed integralismo sociale, culturale, economico, e politico, nel senso più pieno del termine, così come la ricerca affannata di un colpevole, di un capro espioratorio, senza un’analisi dei fenomeni in un’ottica di costruzione e non de-costruzione, di apprendimento.

Roma, a due giorni dal Natale si è tinta di nero per l’ennessima tragedia della strada, a cui è seguita una ricerca cieca di colpevoli a tutti i costi, senza guardare, senza valutare. Peccato non andare oltre, chiedersi davvero cosa è successo?

A corso Francia (strada, seppur urbana, ad alto scorrimento) ad esempio, sul banco un solo imputato? Due giovani vittime, un’indiscussa tragedia, tuttavia inesistenti i mea culpa da sferzate da più fronti. E quando lo spirito critico si assenta la società finisce per piegarsi inevitabilmente sui propri malesseri che presto diventeranno cancri fatali.

Ripensiamo l’urbe

A Corso Francia, come in tante altre strade romane, si corre senza rispettare i limiti; illecita trasgressione per godere, laddove possibile, dell’assenza di traffico. Libera fiumana di macchine, disumana a quanto pare. Dunque sarebbe auspicabile disseminare macchinette. Certo, se l’educazione civica… :manca la sanzione che aiuterebbe il fiorire della coscienza! Eppure risulterebbe troppo impopolare stabilire posti di controllo ( automatici e non); con le multe si sarebbe visibilmente lontani da ogni logica di voto, noi che siamo in perenne campagna elettorale.

La città è buia, Roma si sta spegnendo altro che città eterna! Cosa sta succedendo? Si chiudono i riflettori sui rifiuti irremovibili? C’è da aver paura a girare si notte, strano per una capitale. Talune zone sono, si sa, ad alta frequentazione di giovani illuminiamole! L’ illuminismo e la sua ragione!

Non si guida dopo aver bevuto. Ebbene, la legge ora è molto severa in materia: sospensione della patente, controlli e analisi per monitorate l’ uso e l’ abuso di alcool. Eppure non basta, quando si è giovani (e meno giovani) a volte l’incoscienza fornisce i suoi dettami, non si riflette, e si agisce in modo spregiudicato. Quanti gli incidenti sfiorati! Allora, nutriamo dal profondo l’ educazione civica, se ne parla tanto, da tanto a livello teorico. La scuola, la famiglia, il mondo degli adulti, ognuno nel suo spazio, dovrebbe indirizzarsi verso una coscienza critica e civica da condividere con le giovani generazioni.

Il Presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno, evoca i giovani chiedendo di dare loro fiducia, di dare loro speranza, elementi chiavi per crescere con una visione di futuro.

L’ Europa ci ricorda di rendere i nostri giovani e le nostre giovani cittadini e cittadine consapevoli, responsabili. L’Europa, nobile signora, si raccomanda di renderli capaci di scegliere, indicando otto competenze da sviluppare negli anni dell’ istruzione. Saper decidere la via migliore. Ma per far ciò creiamo anche occasioni favorevoli a sciogliere il bivio. Rendiamo possibile l’alternativa, anche attraverso piccoli interventi.

Ad esempio facilitiamo la possibilità di prendere un taxi a poco prezzo, parcheggiando facilmente la propria auto quando si è alzato il gomito. Come si fa in America, in Spagna, a Napoli. Ebbene sì, nella città partenopea, geniale e creativa, esiste un sistema che permette di prendere il taxi in più persone pagando una quota dignitosa tanto per chi lavora quanto per chi usufruisce del servizio. Civiltà illegale, pur sempre civiltà. Spesso la legge non permette di vivere e allora il bisogno aguzza l’ingegno!

Dotiamo Roma di servizi di taxi navetta che potrebbero evitare incidenti, sebbene il caso – o il destino – abbia un ruolo ineliminabile dalle nostre vite. Spegniamo il buio che aleggia su questa bella e martoriata città. Rischiamo l’ impopolarità se necessario, difendiamo la vita senza per forza cercare Il Capo Espiatorio dei naufragi dell’esistenza.

L’esame della patente, sempre più rigido e irto di ostacoli teorici, non potrebbe pre-vedere una teoria ‘civica’? Prendere la patente non vuol dire solo possedere una conoscenza tecnica di un veicolo e i relativi segnali stradale ma anche acquisire la competenza sociale e civica della responsabilità verso se stessi e verso gli altri.

Di chi è la colpa in una società che negozia l’efficienza con la stolta fretta? Che affida ad una conversazione collettiva digitale (dicesi chat) decisioni lavorative, educative, familiari… Il perverso richiamo della vibrazione o di una discutibile suoneria che ci dona l’illusione di non essere soli (o di un imprecisato, vago, liquido bisogno), che ci spinge a controllare chi/che cosa abbiamo ricevuto nella scatoletta diabolica? Di tutti e di nessuno? Di tutti, probabilmente.

Cambiare, si può

Tuttavia non ci troviamo di fronte a un cammino senza uscita, o via senza ritorno; la rotta si può cambiare, al fine di rafforzare, migliorare, potenziare ogni aspetto della nostra vita, vale a dire, proprio quella coscienza civica nella sua dimensione individuale e collettiva.

Quando ci accingiamo a prendere la patente, ad intraprendere un nuovo lavoro, una nuova relazione, è sostanziale introiettare il valore ragionato della responsabilità verso se stessi e verso gli altri, come unità inscindibile; quando attraversiamo la strada, il rispetto per il codice stradale è “in solido” con l’imperativo categorico della responsabilità che dovrebbe appartenere alla nostra natura e cultura. Così come,  in ogni azione che ci coinvolge in prima persona e si può ripercuotere sull’ambiente circostante.

I primi vent’anni del XXI secolo,  ci ha mostrato tutta la nostra immaturità rispetto all’innovazione tecnologica, ma ai cambiamenti socio-economici, ma la capacità – o meglio, la competenza- insita nell’uomo – dell’apprendimento, che ci indica iinovative direzioni da intraprendere. Non siamo tornati indietro, gli effetti benefici del progresso, coabitano quotidianamente con noi, ma è auspicabile essere in grado di gestire il cambiamento, attraverso la nostra naturale capacità di apprendimento.

L’apprendimento autentico rende possibile, l’apparente impossibile. Fede incondizionata nell’educazione in senso lato- il vero insegnamento come ci propone il filosofo- educatore Fernando Savater, non bisogna essere predicatori nell’educazione ai valori, ma risvegliare la riflessione, immaginando (e creando) modelli realizzabili, transitori.

Abbiamo brindato, accolto, la tecnologia, come compagna/o di vita, abbiamo creato nuovi sistemi familiari, sociali, sono emersi nuovi lavori e professioni;  ora forse è giunto il momento – non più prorogabile – di gestire l’innovazione, mediata dalla nostra razionalità, intelligenza emotiva così da non convertirci in bambocci “digitaldirezionati”, ma protagonisti attivi, riflessivi, in grado di cogliere e accogliere le opportunità del progresso di cui siamo gli artefici, senza restarne vittime.

Quale maggiore forma di balordaggine che rimanere immuni all’esperienza che, priva di pratica riflessiva, non è che cronaca di un ripetersi circolare delle medesime situazioni?

Foto in copertinaThe Art Of Learning Painting by Leon Zernitsky

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