La storia smentisce la stereotipata avarizia dei genovesi
Antiche lapidi ed epigrafi sfatano il mito dell’avarizia dei genovesi. Dopo il lavoro di restauro riprendono il loro posto, affissi ai muri del Cortile Maggiore di Palazzo Ducale di Genova.
21 pezzi marmorei databili tra il 1295 e il 1778: un esteso lasso di tempo della storia dei genovesi e che testimoniano le donazioni di ingenti somme versate dai privati per la cura e il decoro della città e a scopo benefico.
Pezzi che narrano storie piccole e grandi, unite da un unico denominatore, l’attaccamento verso i propri concittadini e la propria città.
Ad esempio ricordiamo la più recente epigrafe risalente al 1778 che riporta il versamento di un cittadino di 200 lire – somma elevata per quei tempi – per il riscatto dei prigionieri, salvandoli dalla pena che li avrebbe costretti legati a un remo e a una galea per tutta la vita. E tra le più antiche, 2 lapidi del 1295 che riportano le donazioni di Marino Boccanegra, consigliere del comune di Genova e fratello del più noto Guglielmo, per l’ampliamento del porto della città.
I pezzi sono stati restaurati dal Museo Sant’Agostino grazie al finanziato dalla Fondazione di Palazzo Ducale. Mancavano dal loro sito originario dal 1992.