Sguardi genovesi al palazzo della Meridiana. I selfie ante litteram

Si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima e in essi si possono leggere emozioni e sentimenti. Tutto ciò lo si può vedere tramite i quadri esposti a Palazzo Rosso a Genova ove le opere di una decina di pittori hanno trovato spazio e in una duplice dimensione hanno voluto dimostrare come lo sguardo di personaggi dalla metà del ‘500 fino alla metà del ‘700 hanno trasmesso  la bellezza di qualcosa di profondo che va dalla pupilla alle radici di una immagine ove ogni umanità sta per essere svelata.

San Tommaso diceva: ” Pulchrum est quod visum placet” Il bello è ciò che, veduto, piace.  E così la bellezza dei volti e degli sguardi prescinde sempre da ciò che gli osservatori accettano come quell’incontro seducente che gli occhi vogliono dirti. Donne e uomini che vogliono concederti la possibilità di presentarsi come protagonisti di un’epoca lontana e che chiedono di portarti verso una seduzione senza inganni.  La mostra di questi quadri Da Cambiaso a Magnasco. Sguardi genovesi inaugurata il 14 febbraio e che terminerà il 28 giugno 2020, presso il Palazzo della Meridiana, curata da Anna Orlando e Agnese Marengo, propone la visione di donne bellissime  e a misura naturale e che rappresentano la loro storia famigliare con tanti particolari personali.

L’esposizione parte dal concetto “Selfie ante litteram” e la bellezza dell’insieme mette in evidenza non solo la figura ma l’abbigliamento delle persone raffigurate in abiti stilizzati in broccato con pizzi e trine e fustelli in oro e argento.

L’esposizione delle tele parte da Luca Cambiaso e Alessandro Magnasco ma è completata da quelle di Benedetto Castiglione, G.B. Gaulli, Enrico Vayner, Carobene, Jan RoosBernardo Strozzi, Domenico Piola e Domenico Fiasella.

Questi quadri recano evidenti il fascino delle fisionomie che nascono dallo sguardo del personaggio ritratto riproponendo uno spaccato di persone famose di quel tempo. Conoscere Luca Cambiaso ed il suo modo di dipingere, nonostante fosse destrorso, impugnando il pennello con la sinistra, come se fosse davanti ad uno specchio, nell’autoritratto mentre dipinge il padre (1540) è una scoperta. Così, nel quadro di Fiasella, che riproduce la cameretta di un bimbo con il suo cagnolino, si può individuare come quegli abiti fossero composti da collarini, in genovese ” revertega” e mappine dette “pimpinelle”, con giubba e casacca con bottoni d’oro davvero espressione dell’abbigliamento di quel tempo.

Oggi è forse arrivato il tempo giusto per assicurarsi una conoscenza più profonda verso l’arte della pittura. Non nascondiamoci dietro comodità metropolitane che altro non fanno che evidenziare la nostra pigrizia. Lodevole, quindi, il lavoro che altri fanno per noi nel proporci il variegato mondo che ci apre ad esperienze meravigliose e sconosciute. Facciamo crescere quello che vorremmo chiamare stupore verso la bellezza perché l’idea che qualcuno ponga il suo sguardo su di noi è pari all’invito di non essere mai stati soli e la cosa può solo farci piacere.

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