La Cappella di Sansevero e l’inganno disvelato

Cappella di Sansevero – Il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, La Pudicizia di Antonio Corradini e La Liberazione dall’inganno o il Vizioso disinganno di Francesco Maria Queirolo sono opere senza pari, sculture in marmo che ti parlano, il cui senso principale è scritto in un basamento: “Qui non vident, videant” (Quelli che non vedono, vedranno) e Napoli ed il museo della Cappella Sansevero custodiscono quello che l’arte continua a ripetere: non c’è vita senza la bellezza perché essa ci fa sentire meno soli.

Il tempo che scorre via veloce va fermato davanti a queste meraviglie, ed è tale la forza che queste sculture emanano nel guardarle che, forse, la unica nostra difesa è chiudere gli occhi, concentrarsi a tal punto fino a provare un dolore alle tempie ed uno stridore di denti.

Il silenzio ci viene incontro anche se alle spalle senti un fastidioso frusciare di passi e di carte sfogliate, intercalato da tanti: oh! di meraviglia.

Sembra impossibile che da un unico blocco di marmo gli autori di simili capolavori abbiano potuto far esplodere visi, braccia, fisici così perfetti, da lasciarti senza parole.

Ma in queste statue non risalta la sola bellezza del corpo umano ma, c’è quel che queste raffigurazioni ci vogliono dire. Dove arriva il mito e la leggenda?

L’opera meno conosciuta è proprio quella commissionata dal principe Raimondo di Sangro in ricordo del padre Antonio, uomo dissoluto, e perché è l’unica dedicata alla memoria di un uomo.

La statua- il Disinganno – rappresenta il corpo che tenta di divincolarsi dalla rete dell’inganno del peccato e viene aiutato da un genietto. Tutto è rappresentato quale contrasto tra luce e tenebre e la forza di questa scultura diede all’editore Fortunato De Felice e allo scrittore Herman Melville la capacità di capire che l’opera aveva segnato il passaggio dal barocco all’arte nuova.

L’autore di questo capolavoro del 1753, Francesco Maria Queirolo, nato a Genova nel 1704, è poco conosciuto, ma è risaputo che ha impiegato 7 anni per terminare l’opera ed è anche per questo che la sua è stata definita l’arte della pazienza.

Quella Bibbia posta ai piedi della statua sta a simboleggiare la ritrovata fede dopo che la rete del peccato aveva imprigionato il padre per tutta la vita e lui aveva cercato di liberarsi dai vizi fino a scegliere di diventare un sacerdote.

Entrare nella Cappella Sansevero, inchinarsi davanti al corpo velato del Cristo, riconoscere in un blocco di marmo la Pudicizia, e capire che si può uscire dall’inganno del peccato, sono passaggi che rappresentano la vita di ciascuno di noi, ed è la prova più difficile che tutti dobbiamo affrontare, prima o poi.

 

Immagine: Napoli, Cappella Sansevero, statua il ‘Disinganno’ dell’artista genovese Francesco Maria Queirolo. Photo by museosansevero.it

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