Plautilla Bricci. La rivoluzione mancata
Plautilla Bricci, architetta del XVII secolo, avrebbe potuto aprire la strada alla professione a tante donne o, almeno, diventare un importante precedente storico molto prima dei nostri giorni se il suo operato (e anche l’ardire del suo operato) non fosse stato considerato troppo audace non solo dalla Roma papalina del tempo ma dalla cultura patriarcale del tempo in ogni luogo.
Inevitabilmente, senza eredi biologici e professionali, Plautilla è stata dimentica. Alla scrittrice Melania Mazzucco con il suo L’Architettrice, il merito di aver restituito lo spazio che merita nella Storia e nella storia delle professioni a questa figura che viene da lontano e che, anche per questo, assume maggiore forza nello scardinare gli stereotipi di genere.
Plautilla Bricci (1616-post 1700), dunque, architettrice, come figura nei documenti dell’epoca, termine coniato per lei quando progetto Villa Benedetta sul Gianicolo, oggi nota come Villa del Vascello e la Cappella Bricci nella chiesa San Luigi di Francesi (ancora a Roma), nota per le opere del Caravaggio.
Secondo le magre biografie ufficiali, all’arte e all’architettura, Plautilla fu avviata dal padre Giovanni Briccio, artista e originale drammaturgo. Per la Mazzucco, invece, l’architettura fu “un sogno tutto suo” che riuscì a realizzare grazie all’incontro con l’abate Elpidio Benedetti, che le offrì la possibilità di progettare la sua villa sul Gianicolo; edificio che sarà distrutto dai francesi durante l’assedio nel 1849 quando vi si asserragliarono i difensori della Repubblica Romana.
Sarebbe stata diversa la notorietà di Plautilla se la Villa non fosse stata distrutta? Forse negli ultimi tempi ma non prima. Racconta la Mazzucco che lo stesso abate Benedetti, quando “sotto pseudonimo” pubblicò la guida della Villa, a Plautilla attribuì il progetto ma non la realizzazione che, scrisse avvenne per opera del fratello della stessa, Basilio.
Lo stesso avvenne con i suoi quadri. Plautilla, che si definiva “pittrice e architettrice” dipinse opere notevoli come La nascita di San Giovanni Battista di Poggio Mirteto, dove stupisce l’essenzialità e la purezza che per Mazzucco è anticipatrice della pittura del Novecento.
Invece, nonostante le indubbie maestrie, abbiamo dovuto aspettare il XXI secolo per conoscerla e vedere, per la prima volta, riunite e celebrate degnamente, le opere della nostra artista nella mostra Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice, allestita presso le Gallerie Nazionali Barberini Corsini (Roma, fino al 19 aprile 2022) curata da Yuri Primarosa.
Documenti inediti sulla sua vita, l’identificazione di nuove opere e, soprattutto il restauro dei progetti architettonici conservati presso l’Archivio di Stato, fra i quali, spicca quello sorprendente per Trinità dei Monti [sarà scelto poi il progetto di Francesco De Sanctis (1693-1740) e realizzato negli anni Venti del Settecento], sono esposti per la prima volta in questa mostra che nelle intenzioni del curatore, ma anche dei visitatori, mira a “fare nuova luce su questa affascinate figura di artista, unico architetto donna dell’Europa preindustriale”. Poi, almeno in Italia, bisognerà aspettare il 1925 per vedere la prima donna laureata in architettura.
Ricominciare sempre daccapo
È quasi lapalissiano spiegare i motivi dell’oblio che ha riguardato non soltanto Bricci, ma tutte le artiste e studiose del passato ma un’osservazione della Mazzucco ci induce, crediamo, a una nuova riflessione.
Nell’intervista rilasciata a Claudia Presicce per quotidianodipublia.it la scrittrice, soffermandosi sulla cappella barocca di Plautilla in San Luigi dei Francesi, riflette su come è possibile che nonostante la chiesa richiami costantemente molte persone “tutti vi ci passano davanti senza vederla. Eppure non sfigura tra quelle del Bernini e degli altri architetti di fine Seicento. Una forma di cecità singolare verso la quale non ho una vera risposta. Credo che fino a poco tempo fa i visitatori non fossero pronti ad assimilare e accettare un’informazione così nuova. Avrebbero dovuto constatare che fin dal 1670 una donna fosse in grado di fare una cosa simile: e poi accettarla”.
Come a dire, aggiungiamo noi, che la cultura patriarcale ha prodotto deviazioni di pensiero universali per tempo e spazio. Assimilare nuove nozioni riguardanti lo status quo significa, citando ancora la scrittrice, sfidare “i pregiudizi, le idee ricevute, modificare le prospettive. Interrogarsi, insomma. E allora è meglio dimenticare l’informazione e lasciare tutto come prima”.
Le letterate, le artiste, le studiose, le professioniste che osavano proporsi quando non erano ostacolate e addirittura celebrate venivano però trattate “come prodigi. E poi subito dimenticate”.
“Così ognuna ha dovuto ricominciare sempre daccapo e non ha potuto giovarsi dei risultati di coloro che l’avevano preceduta. […]”. Rintracciare queste antesignane ricostruire la loro storia, recuperare le loro opere e tramandarne la memoria “è fondamentale per immaginare un mondo diverso per tutti noi”.
Note. Il libro L’architettrice di Melania Gaia Mazzucco è edito da Einaudi. Ha vinto il Premio Stresa 2020 sezione Narrativa e il Premio Giuseppe Dessì 2020 sezione Narrativa.
Scritti dell’autrice su Plautilla Bracci appiano accanto ai saggi di Yuri Primarosa, Aloisio Antinori, Carla Benocci, Maria Barbara Guerrieri Borsoi, Riccardo Gandolfi, Gianni Papi e Magda Tassinari nel catalogo dell’esposizione, Una rivoluzione silenziosa. Plautilla Bricci pittrice e architettrice, stampata da Officina Libraria.
Il laboratorio per bambini. In occasione della mostra ogni sabato alle h.16:00 presso Gallerie Orsini sono in programma i laboratori didattici ‘Giovani architetti’ a cura dell’Associazione sipArte! che guida i bambini alla scoperta dell’architettrice. Prenotazione obbligatoria all’indirizzo web didattica@siparte.net.