Il Castello del Catajo. Un’occasione FAI da non perdere

Perché il Castello del Catajo –  La primavera entra in punta di piedi, timida, ancora avvolta in panni caldi per proteggerci dagli ultimi raffreddori, ma è talmente bella che cerchiamo di cogliere i colori della natura e registrarne la loro potenzialità per colloquiare con i fiori dei prati, le mimose, e cercare di amare quella magia che altro non è che la bellezza della speranza.

Quindi la nuova promozione del FAI (Fondo Ambiente Italiano) è un invito che non si può rifiutare, e scoprire o riscoprire le bellezze del nostro Bel Paese vuol dire diventare ricchi e conoscere sempre meglio di come l’arte ci tenga in vita perché senza di essa non c’è vita.

Ed ecco che tra le meraviglie di Italia, compare nella preziosa brocca dei ricordi, una gita lontana nel tempo, ma non nell’anima, dopo aver percorso l’autostrada verso Padova, usciti al casello Terme Euganee, costeggiando il fiume mi imbattei con il castello del Catajo a Battaglia Terme.

Perché i signorotti di un tempo costruivano dimore così imponenti e monumentali?  Le famiglie nobili hanno sempre pensato di abitare in residenze di prestigio, la loro intenzione era quella di lasciare in eredità non solo ai famigliari ma anche al sito monumenti che resistesse nei secoli. Così la storia ci ricorda che il primo nome dato al castello fu Casa di Beatrice dato che donna Beatrice Pio da Correggio vi albergava in estate e radunava nelle sale i grandi letterati dell’epoca,

Il nome Catajo, ovvero taglio, ebbe origine proprio dal canale che costeggiava il maniero e che divideva i terreni agricoli della zona.

Gli affreschi: tra i più importanti del Rinascimento

Oggi gli affreschi recuperati nelle sale interne sono tra i più importanti del Rinascimento e stanno a celebrare le gesta della famiglia Obizzi, padrona dal 1570, e che ampliò la consistenza del castello con il Cortile dei Giganti, con un teatro a 16 palchi ed un museo.

Dopo i duchi di Modena 

Tanti  furono i passaggi di proprietà e dopo i duchi di Modena, l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando lo fece suo domicilio durante le battute di caccia.

Dopo il suo assassinio sparirono dal castello tutte le armature, una collezione di violini e strumenti musicali, i quadri ed il tutto oggi lo ritroviamo al Museo di Vienna.

Azienda agricola

Dopo la 1a guerra mondiale il possesso passò alla famiglia Dalla Francesca che lo trasformò in azienda agricola per la coltivazione del tabacco, e durante quella nostra lontana visita avevamo riscontrato ancora l’esistenza di quella destinazione.

Il ritorno all’antica bellezza …

Ma con la famiglia Cervellin, il più recente proprietario, il castello è tornato all’originaria bellezza. Tutti gli  affreschi hanno ripreso vita e sono diventate opere tra le più importanti dell’arte veneta.

Visitarlo è come fare una passeggiata tra le fontane, con reminiscenze alquanto lontane ed esotiche, le scale costruite con roccia di trachite portano al piano nobile ove primeggia l’albero genealogico della famiglia Obizzi accompagnato da pareti dipinte con battaglie terrestri e navali.

… con le 3 forme di governo …

Sul soffitto vi sono le 3 forme di governo, Democrazia, Aristocrazia e Monarchia, con le cause della loro caduta.

… e con il suo fantasma, come ogni castello che si rispetti

Non manca la cappella gentilizia costruita nel 1838 per la visita dell’imperatore austriaco, ma una scena un poco triste si presenta quando si vede la pietra insanguinata che ricorda l’assassinio di Lucrezia Opizzi e da ciò è scaturita la leggenda del fantasma di questa donna che aleggia nelle sale del castello.

Dalle vetrate, lo splendido panorama

Dalle vetrate si vede un panorama splendido, i colli Euganei fanno da cornice ad una pianura ubertosa e così il visitare il parco, la peschiera, vedere le piante di sequoia e magnolie, i roseti con le più belle rose antiche che vanno dal XVI al XX secolo lascia in  noi la voglia di vivere in un passato avvolto nella magia.

 

 

Immagine: sale del Catello di Catajo

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