Grande Arte al Cinema. Segantini, ritorno alla natura

locandina-del-documentario-segantiniSulla scia della suggestiva mostra del Mart di Rovereto dedicata al divisionismo e ai pittori della luce,  approda al cinema la biografia di uno dei suoi massimi esponenti e fra i più importanti pittori dell’800 italiano, Giovanni Segantini.

Il docu-film “Segantini, ritorno alla natura” diretto da Francesco Fei, è il primo appuntamento del 2017, di quella che ormai si può considerare la rassegna stagionale della “Grande Arte al Cinema”, serie di documentari tecnologicamente avanzati che permettono di vivere l’esperienza della pittura, dei suoi autori e dei musei più famosi, ad alta definizione nei cinema di nuova generazione.

Pioniera della “Grande Arte al Cinema” è la Nexo Digital, che ne distribuisce la produzione in esclusiva per l’Itaila. Stagione dopo stagione, come dicono alla Nexo, “tassello dopo tassello” il progetto culturale, che si sta dimostrando anche un successo commerciale, si va arricchendo di un “vero e proprio catalogo composto da film d’arte e tour cinematografici che esplorano mostre, musei, archivi, depositi e collezioni spesso inaccessibili al grande pubblico”.

“Segantini, ritorno alla natura” racconta la vita breve ma intensa di Giovanni Segantini. Nato ad Arco (Tirolo) nel 1858, ma milanese di adozione, orfano di madre a 6 anni, vagabondo a 12 anni quando viene arrestato e rinchiuso nel riformatorio di Marchiondi (dove dopo pochi anni v’insegnerà disegno), riesce,  nonostante i disagi e le difficoltà precoci e l’assenza di istruzione,  a prendere consapevolezza dell’importanza e valore dell’ arte.

Spinto dalla passione per pittura, mantenendosi come garzone, s’iscrive ai corsi serali dell’Accademia delle Belle Arti di Brera, dove segue regolarmente le lezioni di Giuseppe Bertini e  prende i primi contatti con l’ambiente artistico di Milano.  Già nel 1879, nel corso dell’esposizione nazionale di Brera, riceve i primi riconoscimenti e viene notato dalla critica.  Inizia così la sua carriera artistica che supererà i confini italiani.

Da subito cerca un linguaggio pittorico personale lontano dai dettami accademici che lo porta con l’opera “Le due madri” alla famosa esposizione del  1891, ancora una volta dell’Accademia di Brera, a  sancire la nascita del Divisionismo.  Giovanni Segantini muore nel 1899 a soli 41 anni, a monte Schafberg nell’Engadina, dove riposa nel cimitero di Maloggia.

filipo-timi-veste-i-panni-di-segantiniIl documentario ricostruisce gli scenari della vita di Giovanni Segantini, ripercorrendo le strade, i borghi, le valli e i paesaggi alpini che segnarono la sua vita e la sua produzione artistica, mentre all’attore Filippo Timi (nella foto accanto) viene affidato il compito di interpretare il pittore attraverso la lettura delle sue lettere, con l’intervento della nipote dello stesso Giovanni, Gioconda Segantini.   Mentre restituisce la genesi e lo sviluppo della sua arte  con Annie-Paul Quinsac, massima esperta della sua arte, Franco Marrocco, direttore dell’Accademia di Brera e dello storico d’arte Romano Turrini.

Oltre che da Francesco Fei, il documentario è stato scritto da Federica Masin e Roberta Bonazza e ed è distribuito da Nexo Digital in collaborazione con Sky Arte HD e MYmovies.it.

Il docu-film “Segantini, ritorno alla natura” verrà proiettato solo il 17 e 18 gennaio 2017. Nel sito neodigital.it l’elenco delle città e delle relative sale cinematografiche dove è programmato.

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