Dalla Turchia alla Spagna. Le incessanti sorprese archeologiche

L’archeologia, restituendoci incessantemente meraviglie del passato, non finirà mai di stupirci.

Il Colosseo dell’Anatolia

In Turchia tra le rovine della città di Mastaura (nell’ovest del Paese) un gruppo di ricercatori dell’Università Adnan Menderes ha scoperto i resti in buone condizioni di un anfiteatro romano giudicato “simile al Colosseo”.

La struttura è ancora quasi interamente ricoperta da un piccolo bosco, ma sono già iniziati i lavori di scavo e di conservazione. Per Sedat Akkurnaz, capo archeologo della squadra, ha dichiarato al nationalgeographic.com che “l’anfiteatro è l’unico noto in un così buono stato di conservazione in Anatolia (la regione tra il Mediterraneo, l’Egeo e il Mar Nero, ndr). Le sezioni sotterranee sono molto ben preservate . È solido come se fosse appena stato costruito”.  Un edificio che non ha subito modifiche dalla sua edificazione e che gli archeologici  datano tra la fine del II o l’inizio del III secolo, per l’esattezza tra il 193 e il 235 d.C. sotto la dinastia dei Severi, periodo particolarmente favorevole allo sviluppo di Mastaura.

L’ anfiteatro di forma circolare misura circa 100 metri di diametro, mentre il Colosseo è ovale e ha un diametro di 188 metri sull’asse maggiore e 156 sull’asse minore; le sue mura sono circa 15 metri più alte rispetto ai 48 del Colosseo. Per quanto riguarda la capienza, i ricercatori calcolano che potesse ospitare tra i 15.000 e i 20.000 spettatori. Una grandezza media, spiega Sedat Akkurnaz, ma grande per una città come Mastaura; dunque è possibile che l’arena fosse in polo di attrazione “anche per le città vicine, come Afrodisia, Mileto, Priene, Magnesia ed Efeso. Congettura derivante dal fatto che “non ci sono esempi precedenti di un simile anfiteatro in Anatolia e nei suoi immediati dintorni”.

Córdova. Prima Chiesa o Moschea?

Viaggiamo nel tempo e nello spazio e arriviamo nella Spagna del V secolo, attraversando la stratificazione storica. Giungiamo a Córdova e precisamente allo scavo archeologico sotto il Patio de Los Naranjors della famosa Moschea-Cattedrale di Cordova che ha rilevato l’esistenza di un complesso episcopale del V secolo: prima, dunque, che  il monumento diventasse il centro nevralgico dell’era del Califfato (929 – 1031).

Il professore di archeologia all’Università di Córdoba (UCO), Alberto León, ha spiegato all’agenzia di stampa Efe  (dichiarazioni riprese da lespanol.com) che lo scavo riprende da quello “iniziato dall’architetto Félix Hernández nel 1934” interrotto dalla guerra civile (1936-39, ndr) ”.

Nel 2015 l’UCO “ha digitalizzato l’archivio Hernández ” e ha approfondito l’indagine dello scavo nel Patio de los Naranjos che fin dai suoi albori aveva, tra i suoi obiettivi, quello “di trovare prove della famosa basilica di San Vicentesu cui presumibilmente sarebbe sorta la Moschea.

Lo scavo compiuto con “le tecniche moderne alla tecnologia” ha rivelato “l’esistenza di un complesso episcopale con il suo centro amministrativo, il battistero e la chiesa più grande dell’attuale Moschea-Cattedrale e che si estenderebbe fino al fiume Guadalquivir”.

L’economia circolare del Califfato

L’indagine in corso permette di intravedere un “portico con vestibolo”, un edificio monumentale con un muro di “più di 30 metri di lunghezza del V secolo”, nonché le fondamenta del primo minareto della Moschea di Córdoba dall’VIII secolo” che secondo Leon sorgerebbe sui resti di “un edificio del periodo visigoto”, raso al suolo dai musulmani e edificata con i materiali di risulta.

 

Approfondendo l’analisi della stratificazione dell’area sono stati trovati i resti delle mura del complesso episcopale prima dell’invasione islamica e che mostrano un grande edificio databile tra il V e l’VIII secolo. Testimonianze ancora tutte da studiare ma che permettono fin da subito di ridefinire la storia della città in epoca visigota all’interno della penisola iberica.

I primi elementi emersi dimostrano l’attuale Patio de Los Naranjos era adibito a “cimitero parrocchiale della Cattedrale, seguono testimonianze di edifici del periodo islamico “prima della costruzione della Moschea”. Reperti importanti e rivelatori si attendono dagli scavi futuri attraverso i quali si potrebbe comprendere “le funzioni di questo edificio” o dai quali potrebbero emergere dati “su altri edifici di epoca romana dei quali allo stato attuale non ci sono prove”.

Secondo elespanol.com i risultati dell’interpretazione dei nuovi ritrovamenti sono al centro dell’interesse della comunità archeologica internazionale perché potrebbero risolvere uno dei maggiori dilemmi storici: ovvero se il monumento sia stato prima Chiesa o Moschea, sebbene tutto rimandi alla sua origine episcopale.

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