8 marzo. Il coraggio di ieri e di sempre
Ti guardi intorno e scopri che i pini secolari muoiono, i lecci seccano per la scarsità delle piogge, le aiuole sono ricoperte di foglie ingiallite e le mimose non ci sono più. Quelle splendide gialle capigliature che gli alberi indossavano come un cappello in questi giorni sono scomparse.
E negli occhi hai l’immagine di una donna, con uno zaino sulle spalle, che con la mano sinistra trascina una valigia e con la destra accompagna un figlio per chilometri lungo un percorso di devastazioni e con il rombo delle sirene nelle orecchie.
Poi c’è un’immagine che ti rallegra il cuore e nel contempo ti fa piangere: anche laggiù, nei rifugi della metropolitana il pianto di un neonato si leva, apre i suoi occhi alla vita e ti conferma che è proprio lei, la donna, che ha atteso ancora una volta ciò che nessuna bomba fermerà mai: l’amore.
Il pensiero ricorre all’Eva di ieri che aspetta l’amore, attende con gioia la nascita di un figlio, e sulla soglia aspetta il rientro dal lavoro o dalla guerra del marito. È lei che attende la crescita dei figli, di diventare nonna e seguire i nipoti, ed aspetta la vecchiaia implorando di non rimanere sola e poi di chiudere la propria di vita senza disturbare nessuno.
Nel tempo a queste attese si erano sommate la forza ed il coraggio. Quella vita dura nello scorso secolo che le aveva viste contadine, raccoglitrici di olive, lavandaie lungo i fiumi ed i torrenti, mondine, operaie, tessitrici, o ‘camalle’ ovvero portatrici sulle spalle di lastre di ardesia, o sul capo di ceste di ferro o rame estratti dalle miniere. Figure scomparse ma non dimenticate, donne che non conoscevano, come si diceva, ‘domeniche, perché per loro ogni giorno era sempre eguale e dettato solo di fatica.
E poi c’era quel coraggio, che non veniva mai meno, se rimanevano vedove, sole e senza aiuti o sostentamento, ma che non le ha mai spaventate.
Questo 8 marzo sia un omaggio alle donne del passato, la cui forza e coraggio ha permesso alle donne di oggi e di domani di vivere in condizioni di libertà e di uguaglianza. E permette di dare speranza a tutti coloro che stanno lottando per i propri diritti e autodeterminazione.
Foto di copertina: ‘Le donne di Riomaggiore’ di Telemaco Signorini