Vetro di Murano. Scende in campo la scienza per salvare l’eccellenza italiana

Il vetro soffiato di Murano un’arte millenaria famosa in tutto il mondo che è giunta fino a noi ma che ora per sopravvivere deve affrontare e superare le difficoltà determinate dalla globalizzazione e dai problemi ambientali, intrinseci alle caratteristiche della sua lavorazione ad alta emissione di agenti inquinanti.

Ne va la sopravvivenza di quest’arte che rientra nelle eccellenze italiane e di un’economia importante, posto che il distretto artigiano di Merano è a più alta densità di produttori in Europa: oltre 100 aziende concentrate su una superficie di 1,17 chilometri quadrati.

Scende in campo la scienza

Per giungere a soluzioni innovate in grado di salvare il comparto del vetro artistico muranese è scesa in campo una squadra di ricercatori dell’Università Ca’Foscari di Venezia e dall’Università Parthenope di Napoli la quale, affiancando i vetrai giovani riunitisi nell’associazione InMurano, ha analizzato il processo produttivo in ogni suo aspetto per giungere a soluzioni innovative.  Lo studio è stato pubblicato dal Journal of Cleaner Production.

La ricerca è stata realizzata grazie all’applicazione dell’analisi emergetica, figlia dell’embodied energy (energia incorporata) che permette di stilare il bilancio dei sistemi, contabilizzando i flussi che li caratterizzano.
Partendo dalle fornaci l’emergia ha contabilizzato l’investimento delle materie prime, la conoscenza, il lavoro umano, il ruolo del turismo nel flusso monetario e dell’immagine costruita nel corso degli ultimi 5 secoli. Contemporaneamente ha analizzato il risultato dell’impatto della diluzione degli inquinanti della produzione sull’ecosistema.

Il patrimonio da preservare?Il capitale umano e la conoscenza

Tra i risultati raggiunti dall’analisi della Ca’Foscari, il capitale umano è risultato essere il valore più importante per il comparto, ma che è a rischio di estinzione; sullo stesso piano troviamo la conoscenza della lavorazione artistica del vetro, trasmessa oralmente dai maestri vetrai. Un valore prezioso da preservare: sulla conoscenza si fonda anche la tutela dell’immagine del vetro di Murano nel mondo.

Dal punto di vista ambientale entrano in gioco le proposte per eliminare gli ingredienti più tossici, senza compromettere la vasta gamma dei colori che rendono unici i vetri meranesi. Per trovare le soluzioni adeguate, la Ca’Foscari e la Parthenope hanno affidato il compito a un gruppo di lavoro formato da scienziati di tutto il mondo, esperti e appassionati dell’arte vetraia, per studiare ricette di colore alternative ed eco – sostenibili.

Nel frattempo una soluzione proposta dallo studio è concentrare la produzione a maggiore impatto ambientale in un solo sito dove realizzare investimenti mirati a beneficio di tutto il comparto.

Un arte che viene da lontano in grado di superare numerose crisi

L’arte del vetro soffiato di Murano è stata perfezionata nel XIV secolo, ma i primi documenti che ci parlano degli artisti vetrai di Venezia risalgono all’anno 900. Custodi della tecnica del vetro soffiato proveniente dalla tradizione dell’antica Roma e orientale, i maestri di Venezia perfezionano la ricetta del vetro sodico che si presta a essere lavorato a caldo. arricchendo la produzione con scelte peculiari di stile e con l’ampia gamma delle colorazioni.

L’atto che conferisce a Venezia il monopolio di questo settore è la decisione di riunire tutte le maestranze del vetro soffiato nell’isola di Murano (XIII secolo). La decisione, nata per delimitare gli incendi che spesso sorgevano dalla lavorazione del vetro, si rivela vincente per mantenere la segretezza delle ricette dei colori e delle tecniche per le forme (ancora oggi utilizzate) e raggiungere, così, il primato e il predominio dell’arte vetraria di Murano su tutte le altre maestranze del settore italiane ed europee.

Si stima che alla  fine del XVI secolo, 1 persona su 3 a Venezia lavorava o aveva rapporti di lavoro con il settore vetrario.
Il monopolio veneziano dura per secoli, nel corso dei quali i mastri riescono sempre a innovare e introdurre tecniche che vengono utilizzate ancora oggi.

Poi nel XVII secolo si profila la prima grande crisi e il monopolio va in frantumi. Nonostante gli accorgimenti presi per la segretezza della tecnologia, la conoscenza travalica i confini di Murano e a Boemia nascono centri di produzione, specializzati nella lavorazione del cristallo (nella foto, sopra).

Ci lavorano anche maestri veneziani espatriati. Murano è costretta a imitare l’oggettistica realizzata in Boemia che sta conquistando il mondo.  Da quel momento è una dura lotta tra Venezia e Boemia, che si contendono il mercato.

Il primato torna a Venezia nel XVIII secolo ma dopo aver fatto propria la tecnica del cristallo di Boemia e aver aggiornato la propria produzione per colori e decorazioni.

Ma un secolo più tardi – prima metà dell’Ottocento – la concorrenza di Boemia, Stiria e Carinzia sopravanza nuovamente su Murano.

I grandi maestri tornano in auge solo con l’unità di Italia: un successo che perdura per tutto il ‘900 durante il quale emergono le fornaci di Venini e di Seguso, oltre al maestro Umberto Bellotto (1882-1940), fra i primi a lavorare il vetro con il ferro battuto (nella foto, sopra).

La globalizzazione

Ma il XXI secolo segna una nuova crisi. La Regione veneta ha creato il marchio Murano per tutelare i “manufatti in vetro prodotti nell’isola, secondo criteri artistici e produttivi che, ancorché, innovativi rispettino la tradizione muranese”.  Una misura che non riesce a contenere la concorrenza spietata delle lavorazioni a basso costo realizzate in Oriente.

La composizione del vetro di Murano non è più un segreto e le lavorazioni più semplici sono facilmente realizzabili anche da artigiani inesperti.  Inoltre il marchio Murano non impedisce a chiunque di vendere a Venezia vetro non di Murano. E nella città lagunare sorgono numerosi piccoli negozi che vendono oggettistica in vetro realizzata in Cina.

La speranza risiede ora nei giovani artisti di InMurano, decisi a risollevare il prestigioso comparto con l’approccio scientifico, come impone la complessità dei nostri tempi.

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