Chirurgia da sveglio. Operato al cervello mentre suona il pianoforte

Operato al cervello da sveglio e durante l’intervento ha eseguito dei brani al pianoforte. È accaduto presso l’Ospedale Bufalini di Cesena, all’Unità Operativa di Neurochirurgia con la collaborazione del Centro studi e ricerche di Neuroscienze del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna.

Il paziente, musicista e docente, era affetto da un tumore al cervello: era necessario operarlo mentre suonava (indispensabile dunque che non dormisse) per permettere ai chirurghi di individuare e proteggere da eventuali danni le aree cerebrali correlate alla sua perizia musicale.

La tecnica che ha consentito questo importante intervento è chiamata awake surgery (chirurgia da sveglio) che permette al paziente di rimanere vigile, in analgesia, in modo da rispondere ai test cognitivi necessari per attivare specifiche aree cerebrali e supportando i chirurghi a salvaguardarne le attività cerebrali nel corso dell’asportazione della massa tumorale.

Nel caso specifico, oltre a preservare le aree deputate al linguaggio, alla mobilità, alla memoria e alla capacità di calcolo, come accade da tempo con la chirurgia da sveglio, grazie al lavoro dell’equipe di medici e scienziati implicata nell’intervento, è stato possibile monitorare la regione celebrale che consente l’elaborazione musicale. Un’attività, questa dell’elaborazione musicale, che coinvolge entrambi gli emisferi celebrali per cui – ha dichiarato la professoressa del Centro studi dell’Alma Mater, Caterina Bertini a unibo.it – le eventuali lesioni celebrali avrebbero determinato “profonde compromissioni delle abilità musicali” del paziente.

La fase preparatoria

Nella fase preoperatoria l’equipe dell’intervento si è concentrata per individuare le aree cerebrali deputate alla capacità musicale. Al paziente è stato effettuato un esame speciale di risonanza magnetica funzionale che rimarca quali aree, celebrali entrano in funzione quando si esegue un determinato compito. L’esame ha permesso ai neuroradiologi, neuropsicologi e neurochirurghi di raccogliere una serie d’informazioni che sono diventati i “compiti” che il paziente ha svolto durante l’intervento per attivare le diverse abilità musicali: la progettazione del brano in chiave melodica e ritmica sia attraverso il solfeggio sia con l’esecuzione dal vivo su pianoforte.

Alcune delle prove predisposte sono state ideate specificatamente per l’intervento sulla base “della letteratura neuro scientifica relativa ai processi musicali” mentre il paziente, aggiunge il neuropsicologo, Davide Braghittoni ancora sul sito universitario, è stato preparato all’esecuzione di questi compiti “nel corso di ripetute valutazioni neuropsicologiche preoperatorie, in cui è stato preso in esame anche il suo funzionamento cognitivo globale”. Compiti che il musicista ha ripetuto durante l’intervento incluso le esecuzioni di alcuni brani al pianoforte.

Una strada verso il futuro

Il lavoro complessivo dell’equipe oltre a portare a buon fine l’esportazione del tumore ha registrato nuove importanti informazioni per localizzare le aree coinvolte nell’elaborazione musicale stabilendo che sono situate, in particolare, nell’emisfero cerebrale sinistro nell’area del lobo temporale detta giro temporale superiore: nuovi dati che aprono la strada all’approfondimento dei complessi processi cognitivi e neurobiologici legati alle abilità artistiche e musicali.

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