Chirurghi. Fuga dall’Italia e dalla professione

“Negli ultimi anni- ha informato il professor Marini- circa 10mila specialisti hanno lasciato il nostro Servizio sanitario nazionale, in particolar modo quelli pubblici, per andare all’estero. E una percentuale importante ha riguardato i chirurghi. Si tratta di dati davvero preoccupanti. A questa perdita importantissima e gravissima, che non possiamo permetterci per sostenere la nostra sanità pubblica, si somma un altro fattore: i giovani non scelgono più di fare il chirurgo. Quest’anno circa 200 borse di studio sono andate perse”.

A dirlo il professore Pierluigi Marini nel corso del 41° Congresso Una sfida capitale’ dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (ACOI), in corso fino al 13 settembre 2023 presso la Nuvola di Roma.

Alert rosso

L’evento Una sfida capitale è stata l’occasione per Marini, per lanciare un allarme legato alla fuga dei cervelli all’estero, molti dei quali sono giovani chirurghi.

“Noi abbiamo il compito di riportare serenità nel mondo della chirurgia, dare certezze ai giovani, stare loro vicino ma soprattutto dobbiamo dare loro la possibilità di recepire quelle fondamenta che servono a fare il chirurgo, perché non si può dire a uno specializzando del quarto anno che può entrare in ospedale se non è formato” ha proseguito Marini.

“Per fare il chirurgo — bisogna operare, c’è una Legge che regola il corso di specializzazione in chirurgia. Basterebbe rispettare la Legge, i parametri e i numeri di interventi previsti e abbattere il contenzioso medico-legale e noi torneremmo ad avere tanti bravi specialisti nei nostri ospedali”.

“Altrimenti- ha concluso Marini – è un alert rosso che rischierà di portare al blocco delle attività nei nostri ospedali. È facile parlare con i diktat dell’abbattimento delle liste d’attesa: per riuscirci servono buoni specialisti, spazi di lavoro, tanta buona tecnologia e oggi faccio fatica a vedere queste cose”.

I contenziosi medico legali

Un’altra questione che tiene lontani i giovani professionisti sono i contenziosi medico-legale. Il Congresso ha riservato all’argomento la tavola rotonda Una sfida capitale: il futuro della chirurgia, la formazione e il contenzioso medico legale, alla quale è intervenuto il presidente ACOI, Marco Scatizzi.

“È da molto tempo che stiamo parlando di un problema enorme, sia per noi chirurghi maturi ma soprattutto per quelli giovani: mi riferisco al contenzioso medico-legale, alle aggressioni spesso sostanzialmente proditorie e assolutamente immotivate che subiamo. Questo è un problema enorme, perché genera costi con la medicina difensiva e un calo assoluto delle vocazioni a fare un mestiere impegnativo come il nostro”.

Un problema da risolvere “senza ledere i diritti leciti a risarcimenti da parte dei pazienti qualora siano ragionevoli” ha concluso il presidente, ricordando che il Governo attuale si è impegnato in tal senso “con tutti i chirurghi e prevalentemente con ACOI”.

I numeri del Congresso

Al Congresso partecipano 2.210 chirurghi e più di 3.800 ospiti accreditati, oltre 50 aziende del settore medico ospedaliero, 12 delegazioni medico-scientifiche internazionali che si confrontano in oltre 60 sessioni scientifiche e di approfondimento, 1.900 interventi e 350 contributi video e grafici.

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