Patrick Zaki. Libero ma non assolto
Il Tribunale di Mensura (Egitto) ha ordinato la scarcerazione di Patrick Zaki. Nel corso dell’udienza che si è svolta il 7 dicembre 2021, come ha diffuso l’agenzia Ansa che ha ripreso le dichiarazioni degli avvocati della difesa, il Tribunale ha firmato l’ordine di scarcerazione ma non di assoluzione.
In aula erano presenti i diplomatici dell’Ambasciata italiana al Cairo, i rappresentanti di Canada, Usa e Spagna e al legale della delegazione dell’Unione europea al Cairo.
Le porte del carcere si sono aperte nel primo pomeriggio del giorno successivo, l’8 dicembre e dopo aver abbracciato i suoi cari, parenti e amici, una volta a casa, Patrick Zaki ha voluto ringraziare tutti gli italiani tutti ma, in modo particolare un grazie l’ha rivolto ad Amnesty Italia e “a Bologna, all’Università, ai miei colleghi a chiunque mi abbia sostenuto”. Poi ha aggiunto che appena potrà “andrò direttamente a Bologna. Voglio essere in Italia il prima possibile”.
Di rimando il rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, ha confermato che “il suo posto è qui, nella nostra comunità, assieme ai suoi compagni e ai docenti che non vedono l’ora di riabbracciarlo”.
“Speriamo che Patrick possa mettersi alle spalle questi due anni dolorosi e possa tornare presto ai suoi studi qui a Bologna, nella sua università – ha proseguito il rettore. La fine di questa terribile vicenda è ora una speranza resa ancora più concreta dalla sua scarcerazione: le immagini che giungono dall’Egitto ci colmano di felicità. Il nostro ateneo ha lottato fin dal primo giorno, perché i diritti di Patrick fossero rispettati e per ribadire il nostro sostegno ai diritti fondamentali della persona, alla libertà di parola e di insegnamento, e al valore ineguagliabile del pensiero critico”.
In carcere dal 7 febbraio 2020 con l’accusa di diffusione d’informazioni false, Patrick Zaki, 30 anni, ricercatore egiziano presso l’Università di Bologna ha trascorso 669 giorni di carcere in custodia cautelare (rinnovata di volta in volta). Ora, libero aspetta la prossima udienza fissata per il 1° di febbraio 2022, poi posticipata al successivo 5 aprile e ancora al 21 giugno quando è stato deciso lo slittamento al 27 settembre. “Impedendomi di viaggiare e riprendere gli studi a Bologna, si distrugge il mio futuro o quel che ne rimane” si è sfogato su Facebook il ricercatore, per il quale rimane il divieto di espatrio.
Per la pubblicazione di 3 articoli giornalistici, tra cui uno in cui denunciava le discriminazioni dei cristiani copti in Egitto sul ricercatore egiziano grava l’accusa di “minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo” rischia, secondo Amnesty International, una condanna a 5 anni di reclusione.
Mentre le accuse di essere autore di commenti eversivi scritti sulle pagine Facebook (per gli avvocati di Zaki si tratta di un falso) non sono state archiviate, ma non vengono menzionate tra le imputazioni per il prossimo processo.
Immagini: 1) Patrick Zaki; 2 Mensura (Egitto), 8 dicembre 2021, Patrick Zaki, appena uscito dal carcere abbraccia la mamma; 3) Zaki, libero, indossa la t-shirt dell’Alma Mater di Bologna