Atene legalizza il matrimonio gay e Roma ripristina l’identità omogenitoriale

Giornata storica per Atene il 15 febbraio 2024, che ha visto il proprio Parlamento approvare la legge a favore del matrimonio omosessuale e all’adozione dei bambini da parte di coppie dello stesso sesso.

Dei 254 deputati presenti nel parlamento unicamerale, 176 hanno votato a favore, 76 contrari e 2 si sono astenuti per il testo di legge Uguaglianza nel matrimonio civile, modifica del codice civile e altre disposizioni

La riforma sociale è stata portata avanti – oltrepassando l’opposizione dell’influente Chiesa ortodossa – dal primo ministro e leader del partito conservatore, Nuova Democrazia, Kyriakos Mītsotakīs, che ha definito lo storico ‘sì’ “una svolta per i diritti umani” di un “paese progressista e democratico, appassionatamente attaccato ai valori europei”.

In un momento in cui il l’europarlamento Parlamento ha espresso in una recente risoluzione, allarme per “minacce molto gravi che pesano sulla democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali in Grecia”, in particolare riguardo al declino della libertà di stampa, ha concluso Mītsotakīs,

Quando la legge sarà promulgata la Grecia diventerà il 37° Paese al mondo e il 17° dell’Unione europea, ma il primo cristiano – ortodosso a legalizzare le adozioni omogenitoriali.

Secondo l’Associazione Famiglie Arcobaleno nell’Europa Occidentale soltanto l’Italia, la Repubblica di San Marino, la Città del Vaticano e il Principato di Monaco saranno “gli unici paesi a non avere il matrimonio egualitario per le coppie dello stesso sesso”.

Nel frattempo a Roma, qualcosa cambia

La Corte di appello di Roma ha approvato la dicitura di genitore 1 e genitore 2 – al posto dei termini padre e madre – sulle carte di identità dei figli minorenni. La decisione ripristina tale dicitura dopo che era stata eliminata con decreto nel 2019 da Matteo Salvini, allora ministro degli Interni.

La sentenza della Corte romana ha giudicato il decreto di Salvini e le obiezioni che comporta inammissibili, perché in contrasto con la Costituzione e ha ordinato il Ministero degli Interni di “applicare la dicitura genitori o altra, corrispondente al genere dei genitori come contenuti nei registri dello stato civile: ossia madre e madre se si tratta di due donne e padre e padre se i genitori sono due uomini.

La Corte di Appello si è espressa dopo il ricorso di una coppia di donne, madri di una bambina al Tar del Lazio che contestava il modello ministeriale del 2019 in quanto rappresentava un falso sul loro genere.

 

Immagine: mappa Lgbtq*+ della Grecia. By Wikipedia

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.