Islam. La Festa del Sacrificio, nel nome di Abramo

“Con la gioia nel cuore, l’UCOII augura buona Festa del Sacrificio (Eid al-Adha). Che la pace, misericordia e la benedizione di Allah siano su di voi” questo l’augurio che l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia ha fatto la sera dello scorso 8 luglio quando è iniziata la Festa del Sacrificio e che terminerà il giorno 12.

L’importante (la più importante del calendario islamico che segna l’anno 1443 ) ricorrenza islamica è centrata sul sacrificio rituale che rievoca il montone donato a Dio da   Abramo/Ibrāhīm, il quale messo alla prova da Dio/ Allah era pronto a sacrificare il figlio  Ismaele/Ismāʿ secondo l’ordine divino, ma fermato in tempo dall’angelo Gabriele.

L’episodio appare oltre che nel libro sacro il Corano, nella Bibbia (Genesi), con la differenza che è Isacco a rischiare di essere sacrificato.

Abramo, simbolo di fedeltà è una figura importate per le 3 religioni monoteiste dette, infatti, anche abramitiche.   Per l’Islam è il maggior profeta e antenato dello stesso Maometto (fondatore del credo nel VII secolo) tramite la discendenza di Ismaele.

Il giorno più importante

Il giorno centrale della festa Eid al-Adha, che coincide con l’ultimo giorno del pellegrinaggio a La Mecca – la città santa dell’Arabia Saudita –  quest’anno cade il 9 luglio è la dhū l-ḥijja (Giorno del sacrificio).

La tradizione vorrebbe che in questo giorno si ripeta il gesto di Abramo, ossia venisse sacrificato un animale – bovino, ovino o un camelide –  adulto e fisicamente integro  seguendo un preciso rituale che prevede l’uccisione in modo che il sangue defluisca completamente essendo ritenuto sia per la Bibbia sia per il Corano sacro e quindi è proibito mangiarne ed è compiuta da un uomo di cui è certa la “purità legale” tahara il quale agisce pronunciando un takbīr, ossia la formula Nel nome di Dio! Dio è più grande.

La carne poi viene divisa in 3 parti uguali in modo da consumarne con i familiari, con i vicini e la terza parte regalata ai poveri della comunità.

Ma per la complessità del rito, in alcuni Paesi impraticabile per le carestie, il Giorno del Sacrificio si rispetta andando in moschea dove si svolge un corale  takbīr  seguito da un sermone (khuṭba), cerimonia alla quale partecipano tutti i credenti, bambini compresi.

In Arabia Saudita

L’Hajj, il pellegrinaggio a La Mecca – che ogni musulmano dovrebbe compiere almeno una volta nella vita – negli anni scorsi è stato teatro di tanti incidenti e morti soffocati dagli incendi e/o dalla calca. Per questo le autorità saudite hanno organizzato tendoni ignifughi e contingentando l’accesso dei fedeli.

Il punto di preghiera de La Mecca è il Santuario o Ka’ba (letteralmente cubo). Al suo interno c’ è la pietra nera che ha origini pre-islamiche. Il Corano prescrive che i fedeli vi girino intorno vorticosamente per 7 volte in senso antiorario.

Nei pressi de La Mecca, nella valle di Mina, i pellegrini eseguono un’altra tradizione tipica dell’Hajj, la lapidazione del diavolo, lanciando pietre contro una parete, confermando così la propria fede.

Curiosità

Anche per l’Islam oltre l’altra città santa è Gerusalemme e nel Giorno del Sacrificio si riuniscono a migliaia nella Moschea di Al Aqsa.

Ma pur essendo il Medio Oriente la culla della religione lo Stato con più musulmani al mondo è l’Indonesia (Asia) con oltre 200 milioni di fedeli.

Nel mondo l’Islamismo con circa 1,8 miliardi fedeli è il credo più diffuso, dopo il cristianesimo con 2,3 miliardi, il terzo gruppo con 1,2 miliardi è formato dai non religiosi e il quarto con 1,1 miliardi di induisti.  (fonte: pew research, 2019)

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