L’alleanza per salvare l’Amazzonia
Otto Paesi sudamericani hanno creato l’alleanza per combattere la deforestazione della foresta amazzonica.
I leader di Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela, riuniti – dopo 14 anni – nel vertice dei Paesi dell’Organizzazione per il trattato di cooperazione amazzonica, hanno emesso una nota congiunta che informa sull’impegno comune per evitare che foresta pluviale, a causa del suo sfruttamento praticato dalle grandi imprese agroalimentari, estrattive (gas e petrolio) e del legno, oltre ai cercatori illegali di oro e altri metalli preziosi, raggiunga un “punto di non ritorno”, non lontano: previsto dagli scienziati dell’IPCC (il panel internazionale sui cambiamenti climatici) per il 2029.
Per concretizzare il loro impegno i Paesi hanno fissato nella cosiddetta Declaração de Belém, 113 piani di azioni e iniziative precise da compiere in vari ambiti.
Fra le più importanti la creazione dell’Alleanza amazzonica contro la deforestazione, di un parlamento ad hoc, di un centro di cooperazione internazionale della polizia e il coordinamento di corpi di sicurezza e intelligence per combattere il crimine della regione e la condivisione di una politica che miri al rispetto dei diritti umani e protezione delle popolazioni autoctone, le prime a subire la brutalità dei soggetti di tali attività dai grandi profitti.
Il vertice internazionale – detto Cúpula da Amazônia – ha avuto luogo a Belem, citta della foce del Rio delle Amazzoni, dall’ 8 al 9 agosto – giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo.
Alla vigilia il presidente del Brasile Lula da Silva ha ricordato la promessa dei Paesi sviluppati “di distribuire 100 miliardi di dollari che stiamo ancora aspettando”. Prendersi cura dell’Amazzonia non può essere “responsabilità solo del Brasile, ma di tutti” perché la preservazione della foresta è importante “per il mantenimento della specie umana”.
Belem, capitale dello Stato del Parà e considerata l’ingresso dell’Amazzonia, è stata scelta anche come città ospitante della Cop30 nel 2025.
Epilogo incerto
Ma per la maggior parte degli osservatori e organizzazioni in difesa del clima sostiene che il vertice non ha raggiunto il suo scopo.
Il documento con i suoi 113 principi segna ‘una road-map’ approssimativa soprattutto per la gestione delle risorse petrolifere e idriche, e per la difesa delle popolazioni indigene; mentre la iniziale promessa di Lula di “deforestazione zero” della foresta dalla parte brasiliana entro 2030 è stata derubricata a “un ideale” senza una data precisa per la sua realizzazione.
Una nota positiva in un suo consultivo complessivamente negativo è quella di Marcio Astrini, segretario esecutivo dell’Observatório do Clima per il quale “la dichiarazione ha il merito di essere un primo passo” ma “manca di forza”, al termine del vertice appare “come una lista dei desideri e i desideri non sono sufficienti”.
Immagine: Amazzonia, vista panoramica della foresta pluviale – by Arnie Chou pexels.com