La musica. Una curiosità che mi ha travolto

Un romano a Marte – opera moderna con libretto di Giuliano Compagno e musica di Vittorio Montalti –  fu selezionata nell’ambito del concorso per giovani compositori (stagione 2013-14), bandito dal Teatro dell’Opera di Roma con l’intento di valorizzare e portare in scena autori contemporanei mediante la composizione di nuove opere ispirate alla città di Roma. Debutto novembre 2019.

Giovani autori crescono. Ne abbiamo parlato con il musicista Vittorio Montalti. La musica è una necessità per chi la compone e per chi l’ascolta.

Quale è la stata la sua fonte di ispirazione e di studio, per la composizione dell’opera Un romano a Marte? Conosceva già i testi di Flaiano?

Dal 2013 ho avuto la fortuna di lavorare su diversi progetti d’opera che sono stati messi in scena anche con diverse produzioni. Tutti questi lavori (quattro sinora) sono stati creati con lo scrittore Giuliano Compagno che ne ha scritto i libretti.

Nella composizione di un lavoro di teatro musicale la scelta del soggetto è sempre un passaggio fondamentale; questo può essere suggerito dal committente oppure scelto dagli autori. Nel caso di Un Romano a Marte, l’idea è venuta a Giuliano Compagno che ha suggerito di rendere omaggio a una figura importante della cultura italiana: Ennio Flaiano. Conoscevo già Flaiano, ma scrivere quest’opera mi ha dato la possibilità e lo stimolo di approfondire il suo lavoro e il periodo storico in cui ha vissuto.

Lei ha una formazione classica (diploma in Composizione e in Pianoforte) come si è avvicinato alla musica elettronica?

La musica elettronica nasce grazie ai compositori, Stockhausen in primis. Dunque è parte del bagaglio tecnico di molti compositori dagli anni ’50 in poi. Ho sentito, quindi, il bisogno di approfondire le mie conoscenze in questo ambito e ho concluso il mio percorso di studi con i due anni passati a studiare e lavorare all’IRCAM di Parigi, istituto che da tempo si occupa di formazione, ricerca e produzione nel campo delle nuove tecnologie applicate alla musica.

Come definirebbe la musica elettronica rispetto a quella classica? Può sussistere la prima senza la seconda?

La musica elettronica viene intesa troppo spesso come un genere musicale ma non dovrebbe essere così. Va piuttosto considerata come un mezzo tecnico che può essere messo al servizio di diversi tipi di musica. Anche la definizione di musica classica è spesso erronea, perché viene utilizzata per tutta la musica che viene fissata su carta, per poi essere affidata a un interprete. Ecco perché andrebbe chiamata musica scritta (unica discriminante rispetto agli altri tipi di musica).

La sua carriera artistica è accompagnata da quella accademica come docente di Armonia e Analisi presso il Conservatorio Carlo Gesualdo da Venosa di Potenza. Molti giovani che si dedicano alla musica arrivano sempre al fatidico momento in cui si sentono indotti a dover scegliere tra seguire la propria passione o indirizzarsi verso altre professioni. Lei che consiglio gli darebbe?

Quello della musica è uno studio che richiede molto impegno. Per affrontare questo tipo di percorso c’è bisogno di una motivazione forte. Credo che l’elemento più importante sia proprio questo: se si ha una necessità forte di impegnarsi nella musica allora si riuscirà a trovare una strada professionale appagante.

Ha sempre desiderato dedicarsi alla musica? Come iniziò a studiarla?

Ho iniziato piuttosto tardi a studiare pianoforte (12 anni), quasi per curiosità. Una curiosità che mi ha travolto: poco dopo sono entrato in Conservatorio e la musica è diventata la mia vita. Da lì gli studi di composizione a Milano e poi l’approfondimento della musica elettronica a Parigi.

Il concorso dell’opera di Roma, che lei ha vinto con l’opera Un romano su Marte, è emblematico rispetto alle opportunità che possono avere i giovani compositori?

Il concorso del Teatro dell’Opera di Roma è uno stimolo importante. Di certo le possibilità per i giovani compositori non sono moltissime ma negli ultimi anni alcune realtà, anche molto importanti del panorama italiano, hanno dato spazio a nuove idee musicali.

Se dovesse spiegare a una persona che non ha mai ascoltato una nota, che cosa sia la musica, che cosa le direbbe?

La musica è una sorta di autoritratto, un modo per dare corpo alle energie che abitano l’inconscio del compositore.

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