Luigi Pirandello. Dalla macchinetta che girerà da sé all’intelligenza artificiale

Nel 1916 Luigi Pirandello scrisse il romanzo Si gira, poi ripubblicato nel 1925 col titolo Quaderni Di Serafino Gubbio operatore.  Nel romanzo il drammaturgo e scrittore siciliano – premio Nobel 1934 – parlando di cinema, arte all’epoca nascente,  e descrivendone il mondo, affrontava il tema dell’introduzione della macchina e delle relative conseguenze sull’umanità.

A distanza di tanti anni sorprendono la coincidenza dei fatti, dei mutamenti sociali e culturali e delle riflessioni, tra i tempi di Luigi Pirandello e i nostri.

In Si gira il giudizio di Pirandello nei confronti del cinema è severo e negativo.  Forte la critica verso il mondo della produzione cinematografica, popolata da uomini volgari, presi dai guadagni facili dei film commerciali, attenti a far fruttare gli investimenti monetari, poco sensibili e interessati alle realizzazioni di opere d’arte cinematografiche.  Pirandello, infatti, era perplesso nell’uso della macchina inteso come mezzo espressivo, condannandola  tout court, perché rea di mercificare la vita e la natura.

In pieno Futurismo, la corrente culturale che esaltava la macchina e la tecnologia come rivoluzionari strumenti di progresso sociale – sfociando nel falso mito della velocità, Pirandello vi vedeva, invece,  il probabile pericolo di distruzione per lo stesso individuo. Dominato dalla meccanizzazione e dalla sua velocità che coinvolge lo stesso flusso dell’esistenza umana, l’uomo, scrive l’autore, è incapace di intervenire sul presente e d’interpretarlo.  In Si gira, il protagonista Serafino, operatore cinematografico, è descritto come un uomo ridotto a “una mano che gira la manovella”, a testimoniare la sua  “impassibilità di fronte all’azione che si svolge”, avanzando, infine, la tragica previsione per la sorte umana: “Non dubito che col tempo” scrive Pirandello”sissignore… la macchinetta girerà da sé”. Un dilemma prospettico quanto mai attuale, per noi uomini del XXI secolo alle prese con lo sviluppo delle nuove tecnologie e l’avvento dell’intelligenza artificiale.

La rassegna cinematografica e la mostra

Eppure Luigi Pirandello, al di là delle sue teorie, non si tenne lontano dal cinema. Se da una parte lo condannava, dall’altro ne era molto incuriosito. Le incursioni reciproche, del drammaturgo nel cinema e del cinema nella sua produzione letteraria e teatrale, fonti inesauribili di spunti narrativi, furono numerose.

Per questo in occasione del 150° anniversario della sua nascita (Agrigento 1867), Roma gli dedica la rassegna cinematografica Pirandello e il cinema, a cura di Amedeo Fago, con la collaborazione della Fondazione Cineteca Nazionale CSC.  Dal 25 novembre 2017 presso la Sala Trevi sono proiettati i film ispirati e le trasposizioni cinematografiche dei romanzi, novelle e drammi di Pirandello, realizzati nel corso del tempo dai registi: Mario Bàffico, Mario Monicelli, Marco Bellocchio, i Taviani, François Truffaut, Woody Allen e Akira Kurosawa.

Dal 23 novembre 2017, invece, presso la casa abitata a Roma dal drammaturgo fino alla sua morte (1936), trasformata in un museo, e il Teatro di Villa Torlonia, ha luogo la mostra storico-didattica intitolata Il caso Pirandello curata da Paolo Petroni e Claudio Strinati, aperta fino al 14 gennaio 2018.

Teatro Argentina – Roma. A sinistra Marta Abba. Terzo da destra Luigi Pirandello

La sezione della mostra allestita al Teatro di Villa Torlonia offre un excursus a tutto tondo sulla vita privata, pubblica e professionale di Pirandello.  Registrazioni rarissime, video, documenti, lettere (alcune inedite), oltre ai costumi storici delle commedie pirandelliane firmate da Luigi Pizzi, curatore anche dell’allestimento della mostra, portano il visitatore all’interno della produzione teatrale di Pirandello. Mentre le documentazioni offerte dagli Istituti Luce e di Storia dello Spettacolo Siciliano, ripercorrono la fase giovanile di Pirandello trascorsa in Germania, il tumultuoso rapporto con la moglie Antonietta Portulano, l’amore e la collaborazione professionale con l’attrice Marta Abba, la relazione conflittuale col fascismo e Benito Mussolini e le vicende legate al Premio Nobel. Infine un angolo della mostra è dedicato all’aspetto meno conosciuto del Pirandello pittore, con quadri di proprietà privata in mostra accanto ai dipinti del figlio Fausto, esponente della Scuola romana.

Nella sezione allestita nella Casa Museo, l’abitazione romana di Pirandello, rimasta pressoché intatta dalla sua morte, con gli ambienti e arredi originali, si potranno ammirare i suoi manoscritti, la biblioteca privata ed altri importanti effetti personali. Per l’occasione è proiettato il documentario realizzato da Sky, dove studiosi, registi e attori rievocano la grandezza di Luigi Pirandello.

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