La rete infinita di Yayoi Kusama
La prima volta ufficiale in Italia dell’artista giapponese Yayoi Kusama fu alla Biennale di Venezia nel 1993. Ci ritorna, attraverso le sue opere, dopo 30 anni, all’inizio e alla fine di questo 2023.
Le installazioni iconiche dell’artista ossessiva, come si autodefinisce, sono appena state esposte a Milano: enormi zucche a pois poste a Piazza San Babila hanno condotto fino a metà febbraio al nuovo spazio della casa di moda francese, Louis Vuitton.
Mentre una novità assoluta la vedremo il prossimo autunno, quando il Palazzo della Ragione di Bergamo, dal 17 novembre presenterà Fireflies on the Water, una delle Infinity Mirror Room di Yayoi Kusama, per la prima volta in Italia.
Un’installazione grande quanto una stanza concepita da Kusama, affinché sia visitata in solitudine. Una persona alla volta che si ritrova al buio ma con le pareti rivestite di specchi e al centro della stanza un guazzo d’acqua, elementi che riflettano 150 piccole luci, che richiamano le lucciole nella notte. In questo ambiente ovattato che spinge alla meditazione, il visitatore dovrebbe rivivere la peculiarità del processo creativo di Yayoi Kusama.
Come spiega il curatore Stefano Raimondi la mostra – che ha richiesto 2 anni di lavoro – sarà la più adatta per “sottolineare le tematiche che accompagnano Bergamo – Brescia, Capitale Italiana della Cultura 2023, affrontandone i temi della resilienza, della cura, per aprirsi infine a una nuova dimensione piena di luce, energia e sconfinate possibilità”.
A New York
Yayoi Kusama, nonostante il prossimo 22 marzo compirà 94 anni, è attivissima. Le sue opere attraversano il mondo senza sosta. A New York con l’artista Kiki Smith ha realizzato una serie d’interventi artistici musivi per la Grand Central Madison, lo snodo ferroviario di oltre 200mila metri quadrati appena inaugurato, costruito sotto la storica Grand Central Terminal di New York, una delle attrazioni architettoniche della città per le sue decorazioni del primo Novecento.
L’artista giapponese ha un rapporto strettissimo con New York dove vi si trasferì nel 1958 con il supporto della pittrice Georgia O’Keeffe, alla quale Yayoi Kusama aveva scritto dopo essere rimasta fulgorata dalla sua arte.
Qui, dopo i primi tempi molti difficili (conobbe la povertà), ebbe la possibilità oltre di cimentarsi in varie performances fino a esporre presso la galleria Brata, trampolino di lancio degli artisti d’avanguardia e mostrando la peculiarità della sua opera concettuale ‘psicosomatica’, fatta di temi che vanno dall’infinito all’accumulo passando per il cibo e il sesso, espressi con elementi estetici come i pois, le zucche, l’impiego degli specchi.
A Venezia senza invito
La prima vera volta a Venezia di Kusama è alla Biennale del 1966 dove giunse senza invito e, di straforo, gettò 150 sfere galleggianti nei canali della città, creando la performance Giardino dei Narcisi.
Vi tornerà, come detto, nuovamente negli anni Novanta (anche in questa circostanza dopo quasi 30 anni), ma questa volta, come curatrice del padiglione del Giappone, Kusama produrrà una delle sue infinity room: un’abbagliante sala con gli specchi e le zucche che rappresentano il suo alter ego. Di quell’epoca le sono propri anche i fiori colorati e le pianti di grandi dimensioni, chiaro riferimento a Georgia O’Keeffe.
Il fascino della produzione artistica di Yayoi Kusama è trasversale. Le sue opere sono esposte in mostre permanenti nei grandi musei internazionali dal MoMa di New York, al Tate Modern di Londra, passando, naturalmente, per il National Museum of Modern Art di Tokyo e dal 2017 il Museo Yayoi Kusama.
Ma il grande pubblico l’ha conosciuta dalla sua collaborazione con il cantautore Peter Gabriel per il videoclip Lovetown, o per quella con la casa di moda Louis Vuitton, avviata all’inizio del secolo in corso ma che prendeva le mosse dalla esperienza del 1969, quando l’artista aveva fondato la Kusama Enterprises, punto vendita di abbigliamento e decorazioni contraddistinti dai suoi elementi estetici.
Il ritorno in Giappone
Kusama lasciò New York nel 1972, per tornare in Giappone.
Dal 1977 per sua scelta, vive nell’Ospedale psichiatrico Seiwa e lavora quasi quotidianamente nello studio di Shinjuku a breve distanza dal nosocomio, dove oltre a produrre quadri e concepire installazioni e performances, scrive: l’autobiografia Infinity Net, romanzi e poesie.
Fin da bambina l’artista ha sofferto di allucinazioni auditive e visive che sono state la spinta propulsiva dell’inclinazione naturale per il disegno, attraverso il quale, riproducendole, trovava sollievo. All’origine della sua produzione artistica c’è, secondo i curatori, il tentativo di “eliminare i suoi pensieri invadenti”.
Pur essendo ostacolata dalla famiglia, che immaginava per lei un destino diverso, Kusama ha perseguito con ostinazione lo studio della pittura. Salvandosi. Spesso ha detto: “Se non fosse stato per l’arte mi sarei uccisa molto tempo fa”.
Mostra: Yayoi Kusama. Infinito Presente;
dove: Palazzo della Regione – Bergamo;
quando: dal 17/11/2023 al 14/01/2024.