L’illuminante sguardo buio di Luigi Groto
Nel novembre 2008 presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Ginevra si tenne la conferenza Luigi Groto: un poète provincial au rayonnement européen (Luigi Groto: un poeta provinciale che influenzò l’Europa). Ne dava notizia Barbara Spaggiari, ricercatrice e professore ordinario di Filologia Romanza, riportando i temi dipanati nel convegno e aggiungendo il suo contributo nel dettagliato articolo La presenza di Luigi Groto in Shakespeare e negli autori elisabettiani.
Autrice dell’edizione critica e commentata delle Rime di Luigi Groto (la cui ultima pubblicazione risaliva al XVI secolo), la Spaggiari ci informa non solo dell’influenza che Groto ebbe sulle letterature d’oltralpe (spagnola e francese) ma delle “imitazioni ” che la sua drammaturgia subì da parte di autori di prima grandezza, oltre dal già citato William Shakespeare, dal francese Molière (Parigi 1622 -1673) e dal greco Georgios Chortatsis (1576-96).
Stupisce, dunque, la ridotta fama di Luigi Groto (Adria 1541-Venezia 1585), poeta, drammaturgo, oratore e attore, considerato autore minore, in realtà di tale statura da essere stato, soprattutto con la sua tragedia Hadriana, un maestro per Shakespeare.
Noto come il Cieco d Adria (perse la vista all’età di 8 anni), Luigi Groto, dotato di grande memoria, iniziò a comporre già da bambino. Aveva 14 anni quando pronunciò due fra le sue più famose Orazioni, rispettivamente per la regina Bona di Polonia e in occasione dell’elezione a doge di Venezia di Lorenzo Priuli. Circa 20 anni (1560-61, datazione di Barbara Spaggiari) quando compose la sua seconda tragedia Hadriana (ma stampata nel 1578), che s’ispira alla novella Romeo e Giulietta di Luigi da Porto (Vicenza 1485-1529), prima narrazione della storia dei due amanti veronesi.
La Hadriana di Groto racconta la storia d’amore altrettanto infelice, tra Adriana e Latino, la prima figlia di Hadrio, re di Adria, il secondo figlio di Massenzio, re dei latini, in guerra fra loro. “Uno dei più alti esempi di tragedia manierista” scrive la Spaggiari che ci fornisce un altro dato importante: le 10 ristampe “che si succedettero dal 1578 al 1626” e che “dimostrano che Hadriana ebbe un grande successo editoriale, dunque di pubblico”, oltre le Alpi.
E infatti “quando Shakespeare scrive Romeo and Juliet fra il 1593 e il 1596 – prosegue Barbara Spaggiari – La Hadriana ha già avuto 4 edizioni e la fama del Cieco d’Adria è ben consolidata in Inghilterra, dove permarrà intatta fino almeno agli inizi del secolo successivo” affermazione resa inconfutabile da 3 fatti ben precisi, tra i quali, la menzione del Cieco d’Adria nel Volpone di Ben Jonson (1605) in opere di Petrarca, Tasso, Dante, Guarini, Ariosto e l’Aretino, una “hit parade” degli scrittori italiani la cui frequentazione, sullo scorcio del XVI secolo, era ritenuta indispensabile”.
Prima di Hadriana, Groto aveva scritto Dalida, pubblicata nel 1572, la sua prima composizione tragica; fertile anche nell’ambito delle commedie, scrisse Emilia, 1579; Il Tesoro, 1583; La Alteria, 1587; due i drammi pastorali: Il pentimento amoroso (1576) e Calisto (1583). Pubblicate postume furono, invece, la rappresentazione sacra, Isach (1585), le Orazioni Volgari (1589) e le Lettere familiari (1606).
Ci piace infine segnalare una singolare coincidenza: nel 1585 presso il vicentino Teatro Olimpico, Luigi Groto impersonò l’indovino cieco Tiresia, nell’Edipo Re di Sofocle, lo stesso personaggio rivisitato e interpretato da Andrea Camilleri, ormai privato della vista, nel 2018 e che soleva dire “ Da quando non vedo più, vedo le cose assai più chiaramente”.
Stesso concetto che ritroviamo nella mostra Lo sguardo del buio. Il Cieco d’Adria e il Tintoretto, inaugurata il 17 febbraio 2020 presso il Museo Archeologico Nazionale di Adria, rivelatrice di come la cecità non vada intesa come limite, bensì come mezzo per raggiungere la vera essenza di tutte le cose e degli uomini.
L’esposizione è focalizzata sul ritratto di Luigi Groto, il Cieco d Adria, attribuito a Jacopo Robusti detto il Tintoretto (Venezia 1518-1594) o alla sua bottega. Il progetto scientifico è curato da Alessandro Ceccotto che ha raccolto una serie pubblicazioni cinque e seicentesche delle opere del poeta, una serie di incisioni e di ceramiche rinascimentali e un quadro di Felice Boscaratti, raffigurante il Groto intento a dettare ad un suo allievo.
Al percorso tradizionale è prevista la fruizione tattile per ciechi e ipovedenti. Sospesa da marzo per il contenimento del coronavirus, la mostra Lo sguardo del buio, riaprirà i battenti a settembre 2020.
Come apprendiamo dal polomuseale veneto, nel percorso espositivo, si potranno fruire in riproduzione 3D diversi reperti come la tela raffigurante Luigi Groto, così come un frammento in ceramica attica del 440 a. C. con il mito di Edipo.
Un progetto artitisco – scientifico, promosso dal Comune di Adria è frutto della nutrita partecipazione di enti istituzionali, pubblici e privati, accademie, istituti scolastici: Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Direzione regionale musei del Veneto, in collaborazione con la Pro Loco di Adria, la Fondazione scolastica “C. Bocchi” di Adria, l’Accademia dei Concordi di Rovigo, enti prestatori, della UICI di Rovigo e del Polo tecnico di Adria per la realizzazione del percorso tattile associato alla mostra.
La brochure in Braille sarà realizzato a cura della sezione di Rovigo dell’UICI (Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti) mentre il busto ligneo del Cieco verrà riprodotto dall’Istituto Polo Tecnico di Adria.
Un esempio virtuoso come la sinergia tra enti locali, istituzionali ed enti formativi possare dare vita a progetti di fondamentale interesse culturale e aprire nuovi orizzonti e nuove visioni, provenienti da un passato ancora tutto da scoprire.
Immagine: 1) Ritratto di Luigi Groto, attribuito al Tintoretto