Amare e rispettare le 5 Terre. Un omaggio al Patrimonio dell’Umanità

Parco Nazionale 5 terreConoscere amare e rispettare le 5 Terre equivale a valorizzare il nostro patrimonio  ambientale e culturale.

Quando si dice 5 Terre viene in mente quel Parco Nazionale composto da 5 paesi e Patrimonio UNESCO. Ti sembra di vedere i terrazzamenti a muretto che producono vini eccellenti, scorgere colline ove gli ulivi gareggiano con il vento, macchie mediterranee di lecci e pini marittimi dall’alto fusto, e poi i profumatissimi limoni che occhieggiano qua e là tra una casa e l’altra.

E questa è la fotografia che i turisti portano via e rimarrà per sempre scolpita nella loro memoria assieme a quei scorci di mare che appaiono e scompaiono alla fine di viuzze strette.
Ma in un angolo della mia memoria ci sono immagini più semplici: c’è la visione di una bambina che, mano nella mano, del suo papà, percorreva quella Via Roma che tagliava in due gli ampi terreni coltivati, oggi occupati da palazzi, e che portava alla stazione ferroviaria della mia città (Sestri Levante).

Da un treno locale, che sbuffava ancora fumo, scendevano 3 o 4 donne, dal lungo vestito, con in testa ciambelle fatte con vecchi asciugamani, e sopra di esse portavano ceste di vimini ricolme di grappoli d’uva. Era la famosa “bianchetta” di Monterosso, graspi, ove gli acini erano pressati gli uni agli altri, piccoli ma dolcissimi.

Papà comprava quell’uva e la deponeva delicatamente nel canestro che aveva portato da casa, io invece nella mia piccola “sporta” di tela vedevo cascare ad uno ad uno gemme di limoni. Ho sempre collegato la parola 5 Terre a quel nettare prezioso e a quel giallo profumo che poi la mia mamma trasformava in limoncello da offrire a fine pasto od agli amici.

Mio padre era capace di divorare uno dopo l’altro molti di quei grappoli ed ai rimproveri di mamma per quell’eccessiva ingordigia rispondeva:” E’ la cura migliore per prevenire le influenze invernali”. Un piatto di pasta e poi pane ed uva, un’alimentazione ricca e sufficiente per lavorare molte ore al giorno.

riomaggiore2Sono tornata in quel paradiso come turista. Il treno, veloce e comodo, percorrendo in senso contrario tutte le stazioni, ci ha fatto incontrare per primo il paese  Riomaggiore con il suo castello, la chiesa di S. Giovanni Battista, bellissima all’esterno ed all’interno, ed i 2 oratori. Consigliamo di avere muscoli allenati, il su e giù nelle viuzze potrebbe sollecitare l’acido lattico.

Lì incontriamo cittadini del mondo in grande numero, risuonano nei negozietti lingue sconosciute, ma una cosa ti sorprende pur nel tenue rumore dei passi, c’è silenzio nell’aria. Non potendo percorrere la Via dell’Amore che ci avrebbe fatto raggiungere Manarola, risaliamo sul treno e proprio questo paese ci appare come un piccolo cameo fatto di case arrampicate su di un costone di roccia che si tuffa nel mare.

Il sole l’incorona come una regina e ti offre le stesse immagini di chiese e fortificazioni viste in precedenza e che la piccola frazione di Corniglia ne è sorella.

VernazzaPoi c’è Vernazza, che tutti ricordano per la gravissima alluvione subita nel 2014, ma che grazie alla solidarietà di tutti gli abitanti e dei volontari è rinata ed è come prima. L’insenatura del suo porticciolo è l’approdo per tante imbarcazioni, i colori delle case riproducono tinte che variano a seconda di quando il sole le bacia.

E’ protetta da verdi colline ed anche qui le fatiche  dell’uomo ne hanno fatto qualcosa di notevole interesse naturalistico. Il terreno calcareo e sassoso di queste zone sembrava essere proibitivo per qualsiasi coltura, ed invece ecco che l’uva bruciata dal sole ed imbevuta dall’aria salmastra del mare, ha prodotto il famoso Sciacchetrà, vino liquoroso la cui produzione resta comunque assai limitata.

monterossoSe la Liguria è raffigurata come un arcobaleno, con l’ultima sosta a Monterosso l’arco di queste 5 Terre si chiude. Anche qui le chiese con le facciate e gli interni a righe bianche e nere, vestono questo paese di tanta storia, cultura e religiosità.

Costruire in zone impervie e difficili, conventi, santuari ed abbazie, testimonia quanto l’uomo fosse permeato di fede. E se poi pensiamo che a fare queste preziose meraviglie sono state mani operaie del ‘200 e che quel lavoro continua a resistere nei secoli, ci  domandiamo perché oggi tutto crolla al primo tremore della terra od a causa di incuria e pessimo materiale adoperato nelle costruzioni.

Teniamo in tasca e nel cuore le immagini di tanta bellezza e proviamo a capire quanto il viverci potrebbe essere, anche per poche ore, un messaggio irripetibile regalatoci dalla natura.

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