15th Biennale Istanbul. Casa e quartieri per il buon vicino

Elmgreen-Dragset- curatori Biennale Istanbul 2017Un buon vicino è il tema scelto per la 15° Biennale turca, che si terrà a Istanbul dal 16 settembre al 12 novembre 2017.  Il titolo, spiegano i curatori – il duo artistico Elmgreen & Dragset (Michael Elmgreen e Ingar Dragset, nella foto a lato) – si riferisce alla coesistenza: partendo dalla nozione di “casa e quartieri” la riflessione si concentra sul confine “tra pubblico e privato” e sul rapporto tra noi e “loro”.  Un’esplorazione di come sono cambiati e cambiano i nostri stili di vita nel corso degli ultimi decenni, sotto l’impulso dei grandi cambiamenti sociali e culturali. Un’indagine che si compie attraverso una continua comparazione tra la casa che rappresenta ciascuno di noi e il quartiere inteso come micro-universo, dove convivono diverse identità.

Un confronto, quella di città e quartiere, che, forse, i curatori ripropongono anche plasticamente con la scelta dei luoghi della Biennale: dalla sede centrale dell’evento, il  Küçük Mustafa Paşa Hamam, alle altre 5, tutte situate nel centro della città e facilmente raggiungibili a piedi: l’Istanbul Modern, dove all’esposizione permanente si affiancheranno le installazioni degli artisti della Biennale; il centro culturale Ark Kültür che per l’occasione ritornerà al suo status di residenza ‘privata’, ma questa volta occupata da un personaggio a sorpresa, inventato dai curatori; gli ateliers dell’ Istanbul Queer Art Collective,   fondato nel 2012  da  Onur Gökhan Gökçek , Seda Ergül  e Tuna Erdem a cui si sono aggiunti, nel 2014, Burak Serin e Leman Sevda Daricioglu.

Kucuk Mustafa PasaSe si estende il concetto di buon vicino i rimandi sono continui e si espandono, come cerchi concentrici di un sasso nello stagno. Si arriva così alla differenza dei sessi affrontata con l’apertura di spazi ad oggi “unigenere, come lo storico Küçük Mustafa Paşa Hamam (1477, foto a lato) riservato alle donne e occupato, per l’occasione, sia da uomini che donna.

Presenza costante, non dichiarata ma sicuramente mostrata, la problematica del rapporto di vicinato tra la Turchia ed Europa. In che modo? Con le registrazioni delle interviste a 40 persone, trasversali per età, professione e status sociale, alle quali si è chiesto di esprimere la propria idea di buon vicino rispondendo a domande evocative del tipo “È un buon vicino il tipo che espone sul finestrino della propria macchina, lo scritto ‘chiudiamo i confini’?”. Gli intervistati si trovano in palcoscenico sul fondo del quale scorrono le fotografie di Ali Taptik.  Le interviste filmate saranno proiettate ogni lunedì per la durata della rassegna.

Una Biennale, quindi, che sembra non uniformarsi alla politica del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, non propriamente liberale e repubblicana, essendo, per sua stessa ammissione, nostalgico della tradizione ottomana e, per alcuni, aspirante sultano.

Turchia - Marcia della GiustiziaCosì come non si adattano tutte le persone che nel giugno e luglio 2017 hanno partecipato alla Marcia della Giustizia (foto a lato), organizzata dal Chp, forza socialdemocratica, principale oppositrice del presidente Erdoğan: circa 450 chilometri a piedi, dal parco Guven di Ankara alla prigione di Maltepe di Istanbul, dove è detenuto (come tanti) Enis Berberoglu deputato del Chp. Una marcia sfociata nel Congresso della Giustizia che si è svolto dal 26 al 30 agosto 2017 nella provincia turca di Canakkale. Come riferisce Mariano Giustino – corrispondente di Radio Radicale per la Turchia –  il Congresso si è concluso con il documento finale, letto dal leader del Chp,   Kemal Kilicdaroğlu,  che si ripromette di riportare lo Stato di diritto in Turchia, attraverso una mobilitazione pacifica e non violenta.

 In Turchia c’è chi dice no. Sembrano spirare nuovi venti di libertà. E la Biennale fa la sua parte.

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