Tras-formare o ri-formare? Sulle tracce della Buona Scuola

Test Uni - Facoltà ParigiQuando si parla di riforma scolastica si trema. Da ogni dove si alzano le bandiere dei rivoltosi che, per un’infinità di motivi, finiscono per diventare i conservatori del sistema. Un paradosso fra i tanti. Eppure, a ben vedere, un cambiamento del paradigma educativo si impone ormai in maniera stringente, poiché i programmi curriculari non risultano più rispondenti all’assetto socio economico attuale. La solita discrasia fra teoria e prassi, una distanza incapace di fornire risposte concrete e per loro natura differenziate.

Ebbene, come conciliare le cangianti esigenze del mondo reale con le peculiarità di apprendimento proprie di ogni studente? Come incoraggiare gli adolescenti all’ap-prendimento critico?

Di certo un primo passo dovrebbe essere fatto in seno alla considerazione che i nostri giovani discenti presentano in maniera sempre più evidente attitudini, capacità e talenti molto differenti, interessi che sfuggono all’apparente omologazione vigente.

Basti pensare che molti studenti vorrebbero incrementare l’orario scolastico con materie extracurriculari come il teatro, la musica, la psicologia, aspirazioni che vanno salvaguardate e potenziate. Donde l’urgenza di liberare il sistema educativo da ogni forma di “inseminazione artificiale”, ossia di insegnamento unidirezionale che prevede ovunque e con chiunque la stessa azione curricolare.

In tal senso si potrebbe immaginare uno “statuto dello studente” che ne garantisca il benessere, partendo dal riconoscimento di una modalità di apprendimento propria ad ogni individuo.

Per un verso pura utopia come dimostrano i tassi ancora elevati di abbandono scolastico, segno inequivocabile di un sistema d’istruzione inefficace e improduttivo (se vogliamo usare una terminologia lavorativa). Per un altro, però, iniziano a farsi sentire le prime voci dei “dissidenti” che fanno della trasformazione un loro mantra.
Se il legislatore, dunque, decreta le norme, spetta poi agli operatori del settore interpretarle, valutarle e applicarle, tenendo a mente che esistono tanti stili di apprendimento. La comunità dei discenti è una totalità di personalità singole. Si impara in maniera diversa in quanto mutano le relazioni sociali, le tecniche di comunicazione, gli strumenti di interpretazione.

La scuola e il territorio

Ogni istituto scolastico infatti è in contatto con il proprio territorio, contesti che fanno la differenza. Riformare a volte non basta. L’intervento innovatore nel pieno rispetto della legge può e deve partire dal basso, ossia da coloro che lavorano all’interno delle scuole.

Come? Trasformando ad esempio gli spazi come esemplificato dall’iniziativa pregevole della scuola secondaria di secondo grado Marco Polo di Firenze. Un setting moderno e colorato per facilitare il processo conoscitivo. Oppure, altro emblematico cameo, è quello del liceo Majorana di Guidonia, nella provincia romana, dove è stata allestita la prima sala cinematografica. Una novità sostenuta dai finanziamenti dei genitori, delle istituzioni locali e di privati. Quindi una buona prassi che evidenzia anche come si possano trasformare i rapporti fra istituzione scolastica, territorio e cittadini. Le cose cambiano sia su un piano diacronico che sincronico.

La buona scuola c’è e ci può essere, come testimoniano talune gestioni presenti nel territorio italiano. Per questo la redazione di abbanews si vuole fare portavoce di tali lodevoli iniziative, puntando ad una loro applicabilità diffusa che non dimentichi i tratti distintivi di ogni realtà educativa.

 

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