Palermo. Lo sciopero alla rovescia del pane e delle rose

Riaprire sì ma in sicurezza e perché ciò avvenga, servono soluzioni urgenti.  E quel che pensano i ristoratori di Palermo che dopo aver partecipato a flash mob nazionale #RiosorgiamoItalia dei giorni scorsi aprendo i negozi e accendendo le insegne e poi consegnando, simbolicamente,  le chiavi dei propri locali al sindaco Orlando perché le porti a Roma insieme alle loro richieste, il 1° maggio hanno organizzato lo Sciopero alla rovescia.

Nel giorno dedicato ai lavoratori non si sono limitati ad alzare le saracinesche e ad accendere le insegne ma hanno rimesso in moto le cucine per preparato gustose portate (2mila pasti) distribuiti da 50 volontari alle famiglie più in difficoltà della città. E insieme alle prelibatezze, sono stati distribuiti anche i fiori grazie ad una imprenditrice che ne ha donato un camion pieno.

Per l’occasione, inoltre, è stata resa nota la somma raccolta dalla campagna Un banco del sorriso a Ballarò, ’lanciata all’inizio del confinamento: 2mila euro che saranno impiegati in azioni di sostegno per i più svantaggiati.

L’iniziativa – organizzata dalla Prima Circoscrizione con Sos Ballarò, Kala Onlus, Kalsa Solidale e Ubuntu – si è ispirata al sociologo Danilo Dolci che proprio in Sicilia, per l’esattezza a Partinico, nel 1956 organizzò il primo sciopero alla rovescia, ossia una protesta sindacale espressa “svolgendo un lavoro non richiesto o vietato”.  E, infatti, Dolci nel febbraio di quell’anno guidò un gruppo di braccianti  disoccupati a lavorare in una strada abbandonata all’incuria e per quell’iniziativa venne arrestato e processato. Palermo ci rimanda ancora più lontano: al 1912, allo storico sciopero del settore tessile di Lawrence (città degli USA), uno protesta iniziata dalle donne che ebbe poi talmente tante adesioni e risonanza che superò l’oceano e coinvolse anche i lavoratori europei. Fu chiamato, appunto, lo sciopero del pane e delle rose.

Ma in Sicilia c’è chi le proprie cucine non le ha mai chiuse. Come in tante altre parti d’Italia ci sono ristoratori che con la collaborazione di volontari e di associazioni  umanitarie dall’inizio del lockdown cucinano per chi, senza poter lavorare, si è ritrovato anche senza le risorse per fare la spesa.

Alessandro Cimino, racconta antimafiaduemila.it, con i dipendenti e 2 volontari  cucina per 2 associazione di Palermo e 2 di Villabate.   E sono centinaia i pasti pronti che Cimino organizza ogni giorno grazie alla solidarietà di tante persone hanno risposto alla sua iniziativa, diffusa con i social e con il passa parola al quale hanno risposto altri commercianti e soprattutto i cittadini che comprano quel qualcosa in più per donare al Banco Alimentare organizzato in questo periodo da molti supermercati in tutta Italia.

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