Sciopero generale delle donne in Islanda. Tu questa la chiami parità?

Tutte le donne islandesi in piazza il 24 ottobre 2023 per lo sciopero generale contro il divario di genere nel mondo del lavoro che vede retribuzioni inferiori rispetto agli uomini e  le violenze sessuali.

Allo sciopero dovrebbe partecipare anche la prima ministra  Katrín Jakobsdóttir come ha dichiarato, con la sua volontà di “mostrare solidarietà alle donne islandesi”.

A  Reykjavik, si aspetta  la manifestazione più importante tra quelle che si terranno in una decina di città.

L’evento è il frutto del lavoro di oltre 30 organizzazioni che, probabilmente, hanno organizzato il più grande sciopero femminile nella storia del Paese, ma non il primo.

1975. Il Giorno Libero delle Donne

Storico, infatti, quello nello stesso giorno del 1975, quando le donne rivendicavano un adeguamento della retribuzione, che era inferiore del 60% rispetto a quello maschile e la possibilità di poter lavorare fuori casa, e non relegate all’attività domestica e nella cura dei figli. Lo chiamarono Il Giorno Libero delle donne e vide  una partecipazione del 90%.

L’anno successivo il Parlamento islandese approvò una legge che garantiva l’uguaglianza di diritti tra donne e uomini.

Dal 2017 una legge impone alle società e alle aziende di certificare le parità di stipendio a parità di mansioni lavorative.

Le rivendicazioni di oggi

Secondo il report del World Economic Forum  l’Islanda appare come uno dei Paesi  dove la condizione femminile e più evoluta, ma le donne lamentano che ancora, in alcune attività, il divario di retribuzione tra i due sessi è del 21%. E con lo sciopero odierno chiedono la pubblicazione degli stipendi nei settori dove le donne sono di numero superiore rispetto agli uomini come quello assistenziale e delle pulizie, che risulterebbero essere i più bassi nel mercato del lavoro, costringendo le lavoratrici a una condizione di subalternità economica rispetto agli uomini.

In merito alla violenza di genere la denuncia delle scioperanti ci informa che più di 1 donna su 3 ne ha sofferto e sono esperienze che si rifanno al lavoro sottopagato; due facce della stessa medaglia,  come ha rilevato al The Guardian,   Drífa Snædal, una delle organizzatrici dello sciopero.

Freyja Steingrímsdóttir, portavoce del Bsrb, il più grande sindacato dei lavoratori pubblici, ha dichiarato che “si parla dell’Islanda come di un paradiso della parità di genere – ma- dobbiamo assicurarci di essere all’altezza di queste aspettative”.

Tu questa la chiami parità?

Lo sciopero di questo 2023 abbraccia anche le donne e persone di genere non binario perché, ha spiegato ancora  Freyja Steingrímsdóttir “stiamo tutte lottando contro lo stesso sistema, siamo tutte sotto l’influenza del patriarcato”.

Spiegato così lo slogan dello sciopero “Tu questa la chiami parità?”

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