Il manifesto che va contro la legge dello Stato

“Vergognoso che per le strade di Roma si permettano manifesti contro una legge dello Stato e contro il diritto di scelta delle donne” scrive sul social network Twitter, la senatrice Monica Cirinnà all’hashtag #rimozione subito.  La senatrice si riferisce al manifesto affisso apicalmente sulla parete di un palazzo in una strada centrale di Roma e che, con i suoi 7 metri x 11, non passa di certo inosservato. Ancora meno passa inosservato il suo contenuto e per il modo in cui è espresso.  Com’è ben visibile nella foto a lato vi appare un feto nel grembo materno con le scritte in sovraimpressione lungo il corpicino che recitano: “Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito”.

Il manifesto, prodotto dall’Onlus ProVita apparso il 3 aprile 2018 e che dovrebbe rimanere esposto fino al giorno 15 dello stesso mese, è un’evidente campagna contro la legge 194, della quale si approssima il suo quarantesimo anno di vita essendo stata approvata il 22 aprile 1978.
Il grande poster ha suscitato lo sdegno di tante persone. All’hashtag #rimozionesubito, ha fatto seguito l’esplicito #medioevo e l’odierno #provorgogna. E oggi a 2 giorni dall’affissione le contestazioni e le condanne continuano e non sono solo le donne a protestare, si levano anche molte voci maschili.  A Sofia che scrive :#Provita è sinonimo di contrario ai diritti e alla salute delle donne” le fa da contr’altare  Andrea con il condivisibile seguente messaggio:  “La violenza delle vostre campagne mi lascia stupito. Vergognatevi. Non vi rendete neanche conto di quanto male potete fare con le vostre parole”; concetto ripreso da Marco: “Da bambino pensavo che nel 2020 avrei visto le auto volare, non i cervelli. Pensate al dolore di una donna costretta dalla vita a rinunciare a un figlio e pensate l’inutile dolore che può provocarle questa affissione. Da segnalare i tanti che commentano, evitando volutamente di riportare la fotografia del manifesto.

La legge 194. Da milioni di aborti clandestini ogni anno ai 90mila di oggi

“La legge italiana sull’aborto è una delle migliori al mondo, anche se sotto alcuni aspetti (troppi gli obiettori di coscienza) andrebbe migliorata” a scriverlo è stato lo statunitense Guttmacher Institute sul rapporto elaborato sull’accesso all’interruzione di gravidanza nel mondo.  Lo studio americano premia la legge perché è tra le “meno restrittive” provocando un effetto positivo sul calo delle donne che ne fanno ricorso. “Al proibizionismo – si legge nel rapporto – al contrario di quanto si può pensare non corrisponde un tasso minore di aborti oltre ad aumentare il rischio d’interruzioni di gravidanza non sicure”.

Le affermazioni degli esperti sono confermate dai numeri: in Italia abortiscono 6,5 donne ogni mille, un dato in continua diminuzione.  Tuttavia, come ha rivelato uno degli autori del rapporto, Katrine Thomasen, del Center for Reproductive Rights, raggiunta dall’Ansa “anche se la legge impone un obbligo legale alle autorità di garantire alle donne l’accesso ai servizi, nella pratica spesso le donne hanno grandi difficoltà per il numero insufficiente di personale non obiettore in molte regioni e strutture”. Gli obiettori di coscienza in Italia rappresentano un problema che ha richiamato anche l’attenzione dei Diritti Umani dell’Onu.

Prima dell’approvazione della legge 194, erano milioni ogni anno le donne italiane che praticavano l’aborto clandestino. Secondo Il Giorno del 7 settembre 1972 il numero degli aborti clandestini erano dai 3 ai 4 milioni l’anno, mentre Il Corriere della Sera del 10 settembre 1976 riportava una cifra che oscillava dai 1,5 ai 3 milioni annui.  Dal  2015 le interruzioni di gravidanza sono meno di 90mila, pari al 6,6 ogni mille donne.

aggiornamento dell’8 aprile 2018, h. 19,27

Le proteste sono servite è il cartellone è stato rimosso per ordine del Comune di Roma che l’ha ritenuto una violazione dei diritti civili.  Ma l’associazione ProVita, con le dichiarazioni del suo presidente, Toni Brandi, non si arrende e annuncia che il manifesto ri-spunterà fuori: “Faremo molte azioni – ha dichiarato il presidente – fra le quali la conferenza stampa alla Sala Nassiriya del Senato l’11 aprile 2018 alle h. 12, per informare sui rischi alla salute fisica e psichica che comporta l’aborto”.
Toni Brandi ha considerato la rimozione del manifesto, una violazione alla libertà d’espressione, dimentico che lo stesso offendeva  non un’opinione ma una legge dello stato.

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