Assegno divorzile. La sentenza definitiva

Le Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione con la sentenza n. 18287 dell ’11 luglio 2018, mettono ordine in modo definitivo sui criteri di riferimento per il calcolo dell’assegno divorzile – all’ex coniuge avente diritto – introducendo il parametro di calcolo basato su un criterio “composito” che tenga conto, con particolare rilievo, del contributo fornito dall’ex coniuge economicamente più debole alla formazione del patrimonio comune e personale, alla durata del matrimonio, alla sua età e alle sue potenzialità per un reddito personale futuro. La sentenza, dunque, non reintroduce il criterio del mantenimento del tenore di vita coniugale, annullato nel 2017  la famosa sentenza Grilli) ma si basa “sui principi di pari dignità e di solidarietà che sono alla base dell’unione matrimoniale e che devono sussistere anche dopo la fine dell’unione”.

Ogni divorzio sarà un caso a sé, come rileva Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimoniali italiani, per il quale la sentenza elimina ogni dubbio “perché finalmente chiarisce che non è possibile equiparare tutte le storie matrimoniali”.
Esemplificando il coniuge più debole economicamente, se il matrimonio è stato di brevissima durata, non potrà pretendere il calcolo dell’assegno divorzile al pari di un’unione lunga decenni nel corso del quale entrambi i coniugi si sono impegnati sostanzialmente per il benessere – non solo strettamente finanziario – familiare: per cui in caso di divorzio sarà diritto del coniuge economicamente più debole “avere qualcosa in più”, come chiosa Gian Ettore Gassani.

La sentenza dell’11 luglio riguarda il ricorso in Cassazione di Lucrezia C, contro l’ex marito Omar C il quale dopo l’ormai famoso caso Grilli, voleva revocare alla prima l’assegno divorzile mensile di 4mila euro.  La Cassazione aveva deciso di assegnare il caso alle Sezioni Unite.
Nel corso del dibattimento in Cassazione il procuratore generale Marcello Matera aveva rilevato la necessità “che ogni singolo giudizio” avesse una “valutazione delle peculiarità del caso concreto,  perché l’adozione di un unico principio di giudizio, come quello stabilito dalla sentenza ‘Grilli’, corre il rischio di favorire una sorta di giustizia di classe”.

L’11 luglio 2018 è giunta la sentenza definitiva, che trattandosi di una decisione delle Sezione Unite dovrà essere applicata da tutti i giudici uniformemente in tutto il territorio nazionale.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.