Basta insulti sul web. Lo dice la Cassazione

basta-insulti-sul-web-lo-dice-la-corteBasta insulti via web.  Lo stabilisce la sentenza n. 50 del 2 gennaio 2017 della prima sezione penale della Cassazione, per la quale la diffusione di un messaggio offensivo e diffamante attraverso i social network, corrisponde al reato di diffamazione aggravata ai sensi dell’articolo 595 (III comma) del codice penale.

Perché, come si legge, nella sentenza “si tratta di condotta potenzialmente capace di raggiungere un numero indeterminato o comunque quantitativamente apprezzabile di persone; l’aggravante dell’uso di un ‘mezzo di pubblicità’ nel reato di diffamazione, trova, infatti, la sua ratio nell’idoneità del mezzo utilizzato a coinvolgere e raggiungere una vasta platea di soggetti, ampliando – e aggravando – in tal modo la capacità diffusiva del messaggio lesivo della reputazione della persona offesa”.

E a niente serve che per l’uso e la frequentazione dei social network è necessaria un’iscrizione “peraltro gratuita”, rimarca la Corte, perché l’accesso rimane “agevole” al punto da essere “alla portata sostanzialmente di chiunque; per questo anche i social network rientrano nella “natura di altro mezzo di pubblicità” richiesta dalla norma penale per l’integrazione dell’aggravante”.

Siamo fiduciosi che questa sentenza porti a un comportamento civilmente accettabile sul web che, spesso, sembra perduto, al punto da indurre tante persone a limitarsi, se non astenersi, dalla pubblicazione o condivisione di contenuti e, ancor  meno, dal commentare, proprio per non incorrere nei “deliri” volgari e osceni da parte di persone che neanche si conoscono.

C’è chi potrebbe obiettare che se non si condividono o pubblicano i contenuti termina il flusso dell’informazione, se non si commenta viene meno il confronto critico costruttivo, il misurarci con il punto di vista altro dal nostro che spesso allarga la visione e l’orizzonte del nostro pensiero.  A quel punto quale sarebbe  l’utilità di un social network?

Nessuno vieta il confronto e l’incontro, ma proprio perché amiamo il web e crediamo che ben usato sia un ottimo strumento, salutiamo questa sentenza con la speranza che riporti gli “arroganti della tastiera” nell’alveo di un comportamento consono e razionale. Più social appunto.

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Una risposta

  1. Paola ha detto:

    Forse con questa sentenza si potrà combattere più facilmente il cyber-bullismo, che tante vittime fa, specialmente tra le posizioni più deboli della società: gli adolescenti e le personalità meno strutturate

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