Autobus rosa in Cina

Autobus rosa.Nella città cinese di Zhengzhou, una norma di servizio pubblico ha suscitato pareri contrastanti: l’introduzione di una linea di autobus “rosa” che può essere utilizzata solo dal gentil sesso.

La scelta di creare un servizio pubblico di trasporto solo per donne è stata originata da motivi di protezione. Specialmente nei periodi estivi, in cui l’abbigliamento si alleggerisce, negli orari di maggior affluenza, il rischio di molestie sessuali aumenta. Un servizio prettamente estivo. Una tratta serve giornalmente 30.000 persone. Un discorso che può apparire retrogrado e maschilista ma che evidentemente le autorità hanno considerato da non sottovalutare.

La discussione a livello sociale è alta poiché c’è chi lo considera un provvedimento discriminatorio. Anche a parere di parte dell’universo femminile, valutano che sia una misura eccessiva.  Una città a Jiangzi è diventata una delle poche città in Cina che fornisce delle cabine per l’allattamento.

Gli autobus si riconoscono da una insegna rossa che recita “solo donne“. Oltre alla misura di protezione, si mira a creare un ambiente di conforto per le donne in cui è possibile allattare i propri figli; all’interno ci sono ninnoli e giocattoli per bimbi. Una sorta di nursery su quattro ruote.

Secondo un sondaggio del China Youth Daily, neonato giornale, più del 50% di donne hanno sperimentato un contatto inappropriato in treno o in autobus. Il rispetto verso le donne è anche una questione di progresso culturale. Fino a 20, 30 anni fa, la cosiddetta “mano morta” nei mezzi pubblici italici era molto più frequente.

Un commento su China Daily evidenzia come sia necessario che le donne facciano sentire la loro voce per fermare la violenza sessuale. Solo punendo che perpetua il crimine si può fermare il fenomeno e la legge locale ed il sistema giudiziario deve prendere seriamente la questione. A questo commento ne sono succeduti molti altri, da ogni latitudine. Una donna messicana racconta come anche in Messico ci siano autobus per sole donne e come si senta protetta da questo servizio.

Nel 2014, la Women’s Federation di Guangzhou, ha pubblicato un report che testimoniava che l’85% delle molestie sessuali a Guangzhou, una città importante del Sud della Cina, si svolgeva mentre le vittime si trovavano in treno o autobus.

L’anno scorso donne che tentarono di promuovere una campagna di sensibilizzazione contro le molestie sessuali furono detenute. La femminista Xiao Melii, parlando della violenza domestica ha dichiarato che il 90% delle donne che subiscono violenza domestica in Cina, non denunciano l’accaduto. Purtroppo sappiamo che anche nel nostro paese la denuncia per violenza comporta ostacoli sia giuridici che sociali.

Il primo marzo 2016 è entrata in vigore, la prima legge cinese sulla violenza domestica, risultato di una lunga campagna condotta da gruppi della società civile. La legge definisce la violenza domestica come un abuso psichico e fisico di membri familiari o di conviventi non legati da parentela. Ci sono ancora delle lacune, per esempio non riguarda le coppie divoerziate o ex-partner, ma è un inizio per una questione che in Cina si è sempre considerata “privata” come afferma Chen Tingtine, membro di Asia Foundation che si occupa dell’empowerment femminile, nell’articolo: China’s First law Against Domestic Violence: It’s No Longer a Private Matter

Corroborante per la reazione delle donne, il fatto di una ragazza in metro che accortasi che un uomo la stava filmando con una telecamera nascosta in una borsa lo ha affrontato, cancellando l’immagine. Lui è scappato e dopo l’accaduto ha postato un video su un social media.

Il problema è diffuso anche in altri paesi asiatici. Ricordiamo tristemente l’episodio della donna indiana stuprata in pullman e poi uccisa, come fatto apicale di una serie di stupri seriali che avvengono in India, tanto che, attualmente, si sta progettando un tasto antistupro sui cellulari indiani per salvaguardare la sicurezza delle donne. Sarà attivo tra un anno.

Il sistema della metro a Tokyo ha da più di 10 anni ha carrozze solo per donne e la rete ferroviaria in India ha introdotto carrozze rose, specie per i pendolari dal 2009.

Un pullman rosa che si occupa di trasportare le donne quando escono la sera potrebbe essere un provvedimento da suggerire anche alle nostre autorità. Non si tratta di discriminazione, ma di misure preventive che supportano e prevengono atti criminosi e favoriscono una qualità di vita migliore. Ovviamente si tratta di disposizioni che dovrebbero rientrare in un programma educativo e culturale in cui gli uomini ne sono protagonisti quanto le donne.

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