L’amore per la Madre Terra. Il filo verde che ci unisce
Facciamo di tutto per non accettarla ma la paura di una nuova serrata totale comincia a serpeggiare nella nostra vita prossima futura.
Dopo tanti sacrifici, tanto dolore e la tanta sofferenza per quei morti lasciati soli al momento del loro distacco terreno, era entrata in noi la parola speranza. Quella di ripartire, consapevoli che dopo saremmo stati migliori, consapevoli che sarebbe stato impossibile salvarci da soli e che avremmo dovuto essere solidali gli uni con gli altri.
L’estate aveva portato con sé tanto sole e la voglia di stare insieme in modo diverso, consci che il pericolo non era ancora passato ma sentivamo il buono in tutti noi.
Ed invece tutto ricomincia, la pandemia continua a giocare la sua partita, è ridiscesa in campo, sta in parte sconfiggendo gli esseri più deboli, gli anziani, ma anche i più incoscienti che non solo non amano gli altri ma nemmeno sé stessi. Proviamo a riflettere, e nello specchio del tempo appena trascorso rivediamo medici, infermieri, autoambulanze, carri militari, mascherine, tute, lettighe e poi quell’uomo vestito di bianco, Papa Francesco, che sotto la pioggia, che noi tutti speravamo purificatrice, solo, con il carico del mondo sulle spalle, andava incontro a quella croce che in molti in quei mesi hanno portato sulle spalle.
Forse, egoisticamente, abbiamo solo pensato a noi stessi, non solo ci siamo così chiusi in casa ma abbiamo allontanato la gioia che prima provavamo nello stare insieme e nel camminare verso un mondo migliore.
Le ultime notizie, i decreti governativi che si sommano e si aggiornano a scadenze sempre più brevi, hanno così portato e caricato questa paura che potrebbe inasprire ancora di più i rapporti umani.
Ma non deve prevalere la voglia di credere che l’insegnamento che ci ha trasmesso questa pandemia abbia spento la nostra fiducia nel domani. Al contrario, non c’è disperazione più grande di quella di voler ignorare come siamo stati capaci di aiutarci in quei giorni di lockdown, salutandoci dalla finestra, propagando la musica nell’aria, riscoprendo il telefono, il solo compagno che ci portava voci amiche, spesso, dimenticate.
La vita continuerà ad insegnarci ed indicarci un cammino verso la parola francescana: fratelli, perché indipendentemente da ogni credo e religione siamo e saremo fratelli e sorelle solo se ci impegneremo ad essere vicini ai più deboli, e ameremo la terra nostra perché è di tutti.
Immagine: quadro dell’artista Arlissa Vaughn