Da Barabba a Brexit. È l’ora del sogno e del coraggio
Per incontrare la speranza, bisogna andare di là dalla disperazione. Quando si va sino alla fine della notte, si incontra una nuova aurora (Georges Bernanos)
Da quando sono (spero definitivamente) uscito dall’adolescenza (ma anche durante, per la verità, nei tempi in cui partecipavo ai collettivi studenteschi) ho sempre avuto seri dubbi sulla democrazia diretta. Essa non è un sistema perfetto, è solo quello “”meno peggio” che conosciamo.
Chi governa un popolo, infatti, non è necessariamente il membro più competente e sapiente, è solo quello che ha preso più voti. Principi assoluti della democrazia diretta non sono né la competenza né la sapienza, ma la costruzione del consenso. Come si crea il consenso?
Ci sono vari organi cui si può parlare: ai cervelli, ai cuori, alle pance. Da sempre i bravi demagoghi sanno che occorre parlare alle pance, soprattutto in periodi di crisi. Le piazze erano piene di gente che urlavano Barabba!, Duce! o Führer! Hanno scelto bene?
Provate ad indire un referendum per scegliere se pagare o meno le tasse, chiudere le frontiere, rimettere la pena di morte, chiudere il Parlamento, pagare il biglietto sull’autobus ecc. Le piazze di ieri hanno lasciato il posto alla tv commerciale e al web.
La democrazia diretta può essere pericolosa, perché il voto può essere figlio della paura e della rabbia, emozioni comprensibili e dignitose, ma ci vuole altro per costruire un paese. Non le sono propri i tempi lunghi delle necessarie mediazioni, delle acquisizioni di informazioni ragionate e argomentate, delle pianificazioni attente, dei processi inclusivi. E gli inglesi (e non solo) se ne stanno accorgendo.
Se non ora quando?
Il fenomeno Brexit potrebbe rappresentare una svolta per l’Unione Europea e per i popoli. È arrivato il momento che l’Europa e i popoli europei prendano piena consapevolezza che una Unione basata solo su logiche di mercato e di liberismo economico non va da nessuna parte. È tempo del coraggio e del sogno.
Del coraggio perché l'”io” faccia finalmente posto al “noi”, perché si esca dalla logica miope ed autodistruttrice della cura del proprio orticello e si ceda un pezzetto di sovranità nazionale. Le identità nazionali stanno morendo, i nostri figli viaggiano, hanno amici sparsi per il mondo, studiano e lavorano all’estero, sono cittadini del mondo: questo è il futuro.
Le frontiere stanno nelle menti di chi ha un cuore vecchio e impaurito. Il 75% dei giovani tra i 18 e i 25 anni ha votato contro la Brexit: i vecchi hanno condizionato un futuro che non saranno loro a vivere.
È il tempo del sogno, perché abbiamo bisogno dei grandi principi di umanità che accendano quelle passioni che hanno fatto progredire la storia e ci hanno fatto raggiungere grandi traguardi di cultura e civiltà. Occorrono testimoni capaci di parlare alle menti e ai cuori. Abbiamo bisogno di parole pacate ma capaci di lasciare impronte che indichino cammini nuovi, di parole che avvicinino gli uomini e le donne, di parole dialoganti. Abbiamo bisogno di parole che siano anche in grado di fare silenzio, perché si ascoltino le parole degli altri.