Brasile. La vittoria degli Yanomami
Vittoria per la campagna degli Yanomami. Lo scorso 3 luglio un tribunale federale brasiliano ha ordinato lo sfratto di circa 20mila minatori illegali di oro dalla riserva indigena Yanomami, per proteggere la comunità amazzonica, tra le più incontaminate, dalla diffusione del coronavirus.
“Il giudice – riferisce reuters.com – ha concesso all’amministrazione del presidente Jair Bolsonaro 5 giorni di tempo per elaborare un piano di emergenza per proteggere gli Yanomami, impiegando agenti degli affari indigeni, agenzie ambientali e personale militare”.
Sempre Reuters ha mostrato, attraverso le immagini satellitari, come negli ultimi 5 anni la miniera illegale si sia nettamente ingrandita. Mentre leader della comunità denunciano il numero crescente dei ricercatori, favorito dal Governo attuale (Bolsonaro), che concede di sfruttare le ricchezze minerarie anche nei territori protetti.
Sono circa 27mila gli Yanomani che vivono in relativo isolamento in una vastissima riserva (grande 2 volte la Svizzera), al confine tra il Brasile e il Venezuela, invasa dagli anni Ottanta del Novecento dai minatori d’oro che hanno già portato alla comunità a malattie mortali, subito dopo la grande epidemia del morbillo degli anni Settanta, che vide la fotografa Claudia Andujar in prima linea nell’organizzazione dei presidi medici contribuendo considerevolmente alla salvezza di tutta la comunità.
Oggi la situazione torna ad aggravarsi a causa della pandemia (il Brasile è il Paese più colpito del Sudamerica): fra gli Yanomani sono stati confermati 160 casi e registrati 5 decessi per Covid-19.
Nello scorso giugno la comunità aveva lanciato un appello mondiale rivolto al Governo brasiliano per espellere i 20mila cercatori d’oro dalla propria terra, ricordando che il loro territorio è quello più vulnerabile al virus di tutta l’Amazzonia brasiliana. La comunità aveva già registrato 3 vittime per Covid-19 e Survival International (il movimento in difesa dei popoli indigeni) aveva raccolto le parole di Dario Yanomami, dell’associazione Hutukara che spiegava: “Stiamo monitorando la diffusione del Covid-19 nella nostra terra e siamo molto addolorati per i primi Yanomami morti. I nostri sciamani stanno lavorando senza sosta per fermare la xawara (epidemia). Combatteremo e resisteremo, ma per farlo abbiamo bisogno del sostegno del popolo brasiliano e del mondo intero”.
Il pronunciamento del Tribunale Federale dimostra che la campagna ha funzionato. Ora, scrive Survival è auspicabile che la sentenza venga applicata: esperienze analoghe precedenti “non sono incoraggianti”.
Immagine: Anni Settanta del Novecento, scatto della fotografa Cluadia Andujar (Yanomami, Brasile)