Le due passioni di Rachele Somaschini
C’è una campionessa in quel mondo sportivo prevalentemente maschile che sono le competizioni automobilistiche che oltre a gareggiare su strada, corre tutti i giorni contro la sua grave malattia: la fibrosi cistica.
Questa atleta della vita, prima ancora che del volante è Rachele Somaschini, che a 3 mesi dalla sua nascita si ammala e inizia a ricevere le cure che saranno permanenti ma che non ostacoleranno la sua passione per i motori. Da molto piccola non giocava con le bambole, dichiara sul sito rachelesomachini.com ma con una Jeep elettrica. E raggiunti i 18 anni oltre dopo aver preso la patente, otterrà subito la licenza sportiva.
L’anno di esordio alle gare automobilistiche è il 2014. Rachele è in equipaggio con il papà Luca, dal quale ha ereditato la passione per i motori. Gareggiano con un’Alfa Romeo Giulietta Sprint alla Coppa Intereuropea di Monza. Nel 2015 partecipa alle cronoscalate; nel 2017 diventa campionessa italiana di Velocità Montagna. Nel 2018 un nuovo esordio: Rachele passa dalla salita al rally, ed è notizia di pochi giorni fa, la sua vittoria, con la navigatrice Gloria Andreis, al 46° Rally di San Marino, prime in classifica nella categoria femminile.
Per affrontare un’intensa carriera sportiva tenendo a bada la fibrosi cistica, ci vuole “costanza, dichiara Rachele in un’intervista alla Rai: costanza “e la forza di affrontare e sostenere una routine pesante, perché le cure sono severe, si prendono tanti antibiotici”.
“Ho una forma lieve della malattia – prosegue la campionessa – ma è una malattia subdola quando sembra che tutto vada bene, all’improvviso c’è qualcosa che va storto”, come le è accaduto a causa di un batterio preso dall’ambiente che, prima della vittoria a San Marino, l’ha costretta a lasciare le piste per un ricovero in ospedale.
Rachele è molto giovane, ha 24 anni, ma a causa della malattia “sono una donna di mezza età” continua a raccontare: l’età media di sopravvivenza per le persone colpite da fibrosi cistica non supera di molto i 40 anni di età. Ma aggiunge “con la ricerca sono stati fatti molti passi avanti”. Negli anni ’50 del Novecento un bambino affetto da questa patologia non raggiungeva l’età scolare.
Sulla fibrosi cistica
La fibrosi cistica è una malattia genetica grave, come tale congenita. Si eredita da un gene difettoso, il CFTR mutato sia dal padre sia dalla madre, portatori sani inconsapevoli. In Italia, informa la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica – Onlus, “c’è un portatore sano ogni 25 persone”. Facile, dunque, che si formi una coppia di portatori sani “che hanno una probabilità su quattro di avere un figlio malato”. E, infatti, è, tra le malattie genetiche grave, la più diffusa. La fibrosi cistica “altera la secrezione di molti organi che essendo dense, disidratate e poco fluide contribuiscono al loro danneggiamento”. A risentirne sono particolarmente i bronchi e i polmoni, con infezioni e infiammazioni progressive che portano nel tempo all’insufficienza respiratoria. Altro organo compromesso è il pancreas, il cui malfunzionamento procura ritardi della crescita nel bambino e malnutrizione nell’adulto. Altre complicazioni possono derivare dalle ripercussioni della malattia sul fegato, intestino, cavità nasali e nei maschi dai dotti deferenti dell’apparato genitale.
La ricerca è fondamentale: dalla fibrosi cistica, non si guarisce, si curano i sintomi e si prevengono le complicazioni. Nei casi più gravi d’insufficienza respiratoria si ricorre al trapianto dei polmoni. La speranza della guarigione è affidata alla ricerca scientifica.
Rachele Somaschini corre anche per questo: è testimonial e volontaria della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica con la quale ha ideato il progetto #CorrerePerUnRespiro, per diffondere la conoscenza sulla malattia e raccogliere fondi da destinare alla ricerca.
“La strada è ancora lunga – conclude Rachele – ma la soddisfazione che si proverà nel momento in cui verrà trovata una cura sarà enorme”.
Fotografie tratte dalla pagina Facebook di Rachele Somaschini