Good Bye Great Britain
La Brexit, ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, decretata dal risultato del referendum popolare britannico del 23 giugno 2016, inizia a produrre i suoi effetti non propriamente positivi.
Molti cittadini della Gran Bretagna, sembrano essersi resi conto, solo a fatto compiuto, che non hanno intenzione di perdere i contatti con l’Unione Europea, non solo per ragioni socio-economiche ma anche storico-culturali. Sono Europei e tale vogliono restare. Analizziamo in questa sede, una situazione particolare: gli ebrei sefarditi britannici.
Ma per comprendere bene quel che accade, occorre andare indietro di un anno.
L’antefatto
A inizio 2105 il Portogallo, a giugno dello stesso anno la Spagna, hanno approvato la tanto attesa legge che consente ai discendenti degli ebrei che furono espulsi dalla penisola iberica (1492 Spagna, 1497 Portogallo) di chiedere la cittadinanza portoghese e spagnola, a seconda della provenienza, senza perdere quella del loro paese di nascita.
Le leggi conosciute anche come Legge di Riparazione in Portogallo e Diritto al ritorno in Spagna, anche se dopo secoli e secoli, sono state considerate lodevoli per la loro intenzione di riparare al “torto storico”; interpretate come passi concreti per ripianare l’ingiustizia perpetrata verso gli ebrei iberici che dopo un periodo d’oro di convivenza con i cristiani e, antecedentemente con i mussulmani vengono espulsi dalla Spagna nel 1492, e dopo cinque anni dal Portogallo, dovuto a pressioni popolari e religiose. Siamo in piena Inquisizione.
Si calcola che i discendenti degli ebrei sefarditi (Sefarad in ebraico significa Iberia) siano circa 3 milioni. Per ottenere le cittadinanze sono state poste delle condizioni precise. La legge spagnola, più rigida rispetto a quella portoghese e, al momento, in vigore per solo tre anni, richiede che i discendenti sefarditi dimostrino la loro origine giudaico – iberica, la conoscenza della lingua parlata dai sefarditi, ossia il ladino – lo spagnolo medioevale – o l’haketia, un misto di ebraico, spagnolo e arabo giudeo-marocchino. Inoltre devono dimostrare il loro legame con la Penisola Iberica (Spagna o Portagallo), quindi la conoscenza della sua cultura e della storia contemporanea.
L’aumento improvviso delle richieste
L’esame linguistico di una lingua mantenuta viva fino ai primi decenni del XX secolo ma, attualmente, escludendo la comunità sefardita d’Israele, in via d’estinzione, affiancata alla procedura burocratica, giudicata lunga e costosa, hanno rappresentato un deterrete, al desiderio pur vivo, di ottenere la doppia nazionalità.
Ma tutto la situazione sta velocemente cambiando dopo il trionfo della Brexit. È trascorso appena 1 mese e mezzo scarso è già 300 discendenti sefarditi portoghesi, hanno avviato le pratiche per richiedere la nazionalità portoghese, contro le 5 richieste dall’entrata in vigore della legge, ossia un anno e mezzo fa.
Il portavoce della Comunità Israelita di Oporto (CIP, acronimo della denominazione in portoghese), ha così commentato l’improvviso aumento di richieste “È inevitabile giungere alla conclusione che i sefarditi residenti in Gran Bretagna, corrono il rischio di perdere i diritti che l’Unione Europea concede ai suoi cittadini. Di conseguenza è naturale che usino un diritto che le concede la legge portoghese”.
La CIP, una delle 2 comunità autorizzate alla certificazione dell’origine portoghese dei richiedenti, calcola che dei circa 350.000 ebrei residenti in Gran Bretagna, 50.000 sono sefarditi di origine portoghese o spagnola, anche se non conosce il numero di coloro che possiedono i requisiti per richiedere la nazionalità.
Questi i fatti. Ed è solo l’inizio.