Giornalisti senza paura ma che vorremmo ancora tra noi
La libertà, l’indipendenza dell’informazione e la sicurezza dei giornalisti, anche durante questo periodo di pandemia di Covid 19, che sembra coprire ogni notizia, sono stati al centro della World Press Freedom Conference 2020 organizzata dall’Unesco e dai Paesi Bassi il 9 e 10 dicembre 2020, presso il World Forum de L’Aja.
Il tema dell’incontro internazionale è stato Journalism without Fear or Favour – Giornalismo senza paura o favori- frase coniata da Adolph S. Ochs (1858-1884), fondatore del New York Times, che il trascorrere del tempo non ne ha intaccato la pregnanza.
La Conferenza, che ha riunito giornalisti, gruppi editoriali e attivisti per i diritti umani, rappresentanti del mondo della giustizia, della politica e delle ONG, attraverso eventi in presenza e in remoto, ha dibattuto sul ruolo “che ciascuno di noi ha per mantenere la stampa libera, sicura e indipendente, proteggendo il giornalismo da pressioni, influenze e da nuove e antiche forme di controllo indesiderato” (fonte: Unesco).
Nel mondo
L’evento coincide con la Giornata dei diritti umani (10 dicembre) e con la maratona Una voce per non dimenticare, a 2 anni esatti dalla scomparsa di Antonio Megalizzi e Barto Pedro Orent-Niedzielski (noto come Bartek), i giovani giornalisti radiofonici vittime dell’attentato terroristico compiuto a Strasburgo l’11 dicembre 2018. I colleghi del circuito RadUni (Associazione degli Operatori e dei Media Universitari Italiani) hanno deciso di mandare in onda la una maratona non stop di interviste realizzate di Antonio e Bartek, redattori di Europhonica, format internazionale delle radio universitarie europee.
Nel 2020, secondo l’International Federation of Journalists nel mondo sono stati arrestati dai governi federali 253 giornalisti, uccisi 42. Di questi 13 in Messico, un triste primato che il paese centro americano detiene da tempo e del quale si occupa, fra le tante associazioni di categoria, Propuesta Civica.
L’ultima iniziativa di questa organizzazione che fornisce supporto ai giornalisti a rischio e alle loro famiglie, è stata ricreare attraverso l’intelligenza artificiale la voce e l’immagine di Javier Valdez, reporter esperto di traffico di droga ucciso in un agguato avvenuto in una via vicino alla redazione del settimanale Rio Doce per il quale il giornalista lavorava. Affidata alla voce e all’immagine di Javier Valdez il lancio della campagna #SeguimosHablando, per chiedere al presidente messicano di “porre fine alla violenza contro la stampa” e che ci sia “giustizia per le centinaia di giornalisti assassinati e scomparsi”.
Anche dopo la loro morte, sostiene la campagna con questa immagine ricreata di grande impatto e suggestione “i giornalisti continueranno a parlare, hanno potuto con il loro corpo ma non con la loro voce. Non saranno in grado di zittirli”.
E in Italia?
Che la ricerca della verità sia l’anticamera della morte, fa tanto male e dovrebbe essere uno dei principali pilastri di lotta alla criminalità, così come per l’uccisione di magistrati, politici e cittadini che hanno lottato e ne sono rimaste vittime.
La piattaforma Open ha creato un sito dedicato ai giornalisti italiani che hanno peso la loro vita mente svolgevano la propria professione. Pubblicato da Ossigeno, l’osservatorio per le informazioni giornalistiche e le notizie oscurate. Titolo del progetto giornalistico Cercavano la verità. Scrivevano di mafie, terrorismo e guerre. Iniziando da Cosimo Cristina, classe 1958, corrispondente del quotidiano L’Ora che aveva scritto articoli e inchieste sugli intrecci tra mafia e politica nella zona delle Madonie. Quando lo uccisero aveva 24 anni. Il cadavere fu ritrovato sui binari di un treno.
Leggere i nomi dei giornalisti eliminati, le loro biografie fa rabbrividire; attraverso le loro vite si crea in modo naturale una storia collettiva, una trama fitta e nera che ci parla della nostra storia e di quali siano veramente i fenomeni che inibiscono il progresso e lo sviluppo di una società. Un ultimo amaro recente epilogo la chiusura dell’investigazione sull’omicidio di Giulio Regeni da parte della Procura di Roma.
Un lavoro esemplare il progetto Cercavano la verità, che dovrebbe essere diffuso e divulgato in tutte le scuole.