Nuovo record di deforestazione nell’Amazzonia brasiliana
Il primo semestre del 2021 registra nell’Amazzonia brasiliana il livello di deforestazione più alto degli ultimi 6 anni.
Lo comunica l’INPE, l’Istituto nazionale per la ricerca spaziale, fornendo i seguenti dati: nella prima metà dell’anno la foresta pluviale ha perso 3.609 chilometri quadrati che equivale al 17,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2020, già allora considerato un record negativo. Per l’esattezza a giugno la foresta ha perso 1062 chilometri quadrati di vegetazione autoctona; 1391 a maggio; 580,5 ad aprile e 367,6 chilometri quadrati a marzo.
Le organizzazioni ambientaliste sono concordi nel prevedere che se continua l’attuale ritmo di deforestazione, alla fine del 2021 l’Amazzonia brasiliana perderà circa 10mila chilometri quadrati della sua vegetazione autoctona, costituendo un’area superiore del 60% della media annuale del decennio precedente (2009-20218) che è stato di 6400 chilometri quadrati per anno. Si tratterebbe del tasso di disboscamento più alto registrato dal 2016, anno in cui è iniziata la misurazione storica della diminuzione della foresta tropicale.
Gli ambientalisti attribuiscono la colpa all’attuale Governo brasiliano. In una nota il direttore esecutivo del WWF-Brasile, Maurício Voivodic, ha dichiarato: “Il governo di Bolsonaro (presidente dal 1° gennaio 2019, ndr) ha perso in 2 anni quanto guadagnato in 2 decenni di lotta contro la deforestazione. Probabilmente avremo bisogno di altri due per recuperare l’eredità di questa devastazione”.
Jair Bolsonaro, come riportano le cronache locali dalla sua elezione, ha favorito lo sfruttamento delle risorse naturali dell’Amazzonia come l’estrazione mineraria e il commercio del legname, pur essendo pratiche per lo più illegali.
Ora lo stesso Bolsonaro vorrebbe ridurre la devastazione di circa mille chilometri quadrati entro il 2021 e per raggiungere l’obiettivo ha lanciato un’operazione militare per combattere i crimini ambientali locali con la mobilitazione di circa 3mila soldati che pattuglieranno la giungla fino al prossimo agosto.
Per la terza volta, sottolinea la stampa spagnola, il presidente brasiliano ricorre alle forze militari per combattere l’illegalità. Gli esponenti dell’esercito assumono parte delle attività spettanti ai pubblici ministeri dell’Istituto brasiliano per l’ambiente (Ibama), supplendo ai tagli di bilancio e di personale a cui l’organismo è stato sottoposto fin dall’inizio del Governo Bolosonaro. Il risultato di queste misure, rimarcano gli ambientalisti, è negativo posto che “i numeri delle devastazioni invece di fermarsi continuano ad aumentare”. Per Greenpeace la misura adottata dal Governo “mobilita risorse pubbliche da due anni, molte volte superiori al budget annuale d’ispezione dell’IBAMA e un gran numero di personale militare inefficace per prevenire la deforestazione e gli incendi”.
Parallelamente è giunto l’allarme dall’Osservatorio sul clima, una rete che riunisce 50 ONG carioca, con la voce del segretario esecutivo, Marcio Astrini. “Fin dall’inizio il regime di Bolsonaro ha sabotato gli organi di controllo ambientale – ha affermato l’ambientalista senza mezzi termini – e ha adottato misure per favorire chi distrugge le nostre foreste. Gli alti tassi di deforestazione non avvengono per caso: sono il risultato di un progetto del governo. Bolsonaro è oggi il peggior nemico dell’Amazzonia”.
I risultati definitivi sul disboscamento relativi all’anno 2021 saranno comunicati il prossimo 31 agosto.