Armi in Usa: primarie dalla A alla F

Era il 16 febbraio 2016. Gli Eagles of Death Metal, il gruppo rock americano che suonava al Bataclan, stava per riesibirsi a Parigi, all’Olympia. Il front man, Jesse Hughes, quello stesso giorno in un’intervista rilasciata ad una emittente inglese, disse: “Il controllo delle armi che c’è in Europa non ha salvato neanche una vita al Bataclan. Finché qualcuno avrà una pistola, tutti dovrebbero averne una“.

Jesse Hughes

Jesse Hughes

Parlando di un nervo così scoperto e così orrendamente sanguinante come l’attentato del Bataclan in questi termini Hughes ha dimostrato quanta differenza ci sia nella sensibilità europea e americana su questo tema. Un intervento così a gamba tesa che rende particolarmente interessante adesso, nel momento cruciale delle primarie per la Casa Bianca, le posizioni dei candidati al dopo-Obama su questo argomento così scottante e così politicamente cruciale, oramai, in qualsiasi parte del mondo, Italia inclusa.

Hillary Clinton

Hillary Clinton

Bernie Sanders

Bernie Sanders

 

 

 

 

 

 

I democratici e le armi – Questo è uno dei (pochissimi) temi sui quali Hillary Clinton può sfidare da sinistra il suo avversario democratico per la corsa alla Casa Bianca Bernie Sanders. Perché il senatore del Vermont, stato rurale, pancia degli Stati Uniti, ha più volte in carriera votato, approvato ed appoggiato mozioni legislative e dispositivi di legge favorevoli alla diffusione delle armi e contrari al controllo “morale” sulla lobby dei costruttori. La Clinton, invece, era ed è un pezzo da novanta di una amministrazione, quella uscente di Obama, che – soprattutto durante questo secondo (appannato) mandato – ha più volte a parole e anche nei fatti chiamato l’America a dotarsi di strumenti che permettano una minor diffusione delle armi da fuoco tra i propri abitanti, cavalcando spesso l’onda dei (tanti) fatti di sangue assurdi compiuti da privati, onesti cittadini detentori di pistole, fucili e qualsivoglia arma d’assalto.

Le lacrime di Obama

Le lacrime di Obama

“Quante altre volte – ha detto tante volte Obama – dovremo piangere morti come questi?”). Sanders, dal canto suo, è da gennaio che cerca di spiegare d’aver “cambiato idea”: la sua candidatura fortemente da sinistra (tanto da avergli fatto conquistare l’appellativo di rivoluzionario possibile) tende infatti ad appannarsi non poco quando si parla di questo argomento, e lui corre ai ripari.

I repubblicani e le armi – Nel campo repubblicano le posizioni sono più semplici: in effetti, infatti, i repubblicani non si dividono tra favorevoli o contrari alla diffusione e alla detenzione delle armi da parte dei privati cittadini: si contraddistinguono, piuttosto, su chi sia il più favorevole. Per capire quanto chi fa armi conti negli Stati Uniti, è utile considerare un fatto: la NRA, ovvero la lobby dei costruttori (lobby di pressione sulla politica che negli USA, è il caso di ricordarlo, è uno strumento perfettamente dichiarato e legittimo), assegna infatti un voto che va da A (molto favorevole) a F (per nulla favorevole) agli eletti nel Congresso in merito ai loro sforzi per sostenere la propria causa in Parlamento (per capirsi, la Clinton ha preso “F“…).

Parlamento nel quale non ha mai seduto il vero vincitore sin qui delle primarie nel campo dell’Elefantino, Donald Trump, che quindi non è mai stato votato dalla NRA, ma non ce n’è il bisogno: il richiamo costante e continuo alla forza, alla violenza, ai toni da bar su temi come la politica estera e l’immigrazione, e pure tutta la sua storia di arrogante plurimiliardiario, un po’ razzista e pure misogino, ben raccontano la sua posizione sull’argomento.

Più interessante è il discorso su Ted Cruz: il voto della NRA è una bella A+ (datata 2010), segno ovvero che gli armaioli statunitensi vedono in quello che sempre di più pare essere l’unico reale antagonista al plurimiliardario verso la candidatura repubblicana alla Casa Bianca una sicurezza. Il candidato di origine cubana (l’Obama repubblicano) Marco Rubio, invece, ha preso “soltanto” B+. La sua posizione, infatti, è quella repubblicanamente più sfumata sull’argomento, tanto da essere l’unico candidato in lizza nel campo conservatore ad aver espresso “cordoglio” per le vittime della strage di San Bernardino (il Bataclan americano), e non essersi limitato, come han fatto tutti gli altri suoi antagonisti, ad elogiare il “lavoro delle forze dell’ordine”.

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