Muretti a secco. La pietra che diventa patrimonio dell’Umanità
La tendenza architettonica dell’epoca contemporanea è particolarmente attenta all’aspetto “bio” delle costruzioni ed ecco che ci ri-troviamo in un paese che offre una delle edificazioni più in linea con l’ambiente, i muretti a secco: un’arte manuale armoniosa che lega l’uomo alla natura.
La loro principale composizione sono le pietre di ogni grandezza, sminuzzate a colpi di mazza, incastrate tra di loro ed impastate con terriccio che va ad imbottire gli spazi tra un sasso e l’altro senza l’uso della malta, del cemento, di gabbie o reti di ferro protettive.
Da sempre il contadino ha saputo difendere il suo podere, specie quando esso era distribuito su ripide fasce o terrazzamenti, e costruendo questi manufatti ha protetto le sue coltivazioni dalle intemperie, specie nei periodi ove acqua e vento minacciavano il territorio. Oggi quest’arte è stata inserita dall’Unesco tra le “cose” che meritano di essere catalogate come “patrimonio dell’umanità”.
L’Italia è tra le nazioni più ricche di questi manufatti, la Liguria, la Campania, la Puglia sono le regioni ove l’uomo ha saputo meglio prodigarsi e far diventare questo lavoro un’arte. La più efficace prerogativa dei muretti è proprio il far filtrare l’acqua senza che i muri abbiano a gonfiarsi e poi crollare.
Tutti i lavori nascono dagli insegnamenti dei nostri avi, sono loro che si sono industriati a conservare il terreno, il bosco e le piantagioni che avevano ricevuto in eredità, affinando l’ingegno ed inventando soluzioni per le quali mai è stato chiesto un brevetto.
A questo proposito racconto un fatto avvenuto 100 anni fa, riportato dalla nonna come a testimoniare quanto l’intelligenza del matriarcato di allora fosse una pietra miliare di quel mondo. La mia bisnonna Caterina Peragallo, vedova e con figli, ricevette un giorno una lettera inviatale dall’Avvocato De Gregori, – proprietario di terreni confinanti con i suoi – ove la si invitava a riparare il muro che crollando aveva invaso le sue terre.
La donna, mise il vestito della festa e si recò dall’avvocato, lo lasciò parlare a lungo, assentì con il capo, poi intervenne con questa domanda: “Lei, che ha tanto studiato, che è così ben conosciuto per la sua abilità nelle cose legali, mi dica, quando piove per giorni e giorni, le cataratte del cielo non si chiudono mai, il vento abbatte siepi ed alberi, che cosa fa?”, l’avvocato rispose “E, mia cara Caterina, io non posso fare nulla e lascio fare” e la bisnonna di rimando: ” Ed io faccio lo stesso, pertanto rivolgetevi a chi sta lassù, e fatevi da Lui riparare il muro”.
L’avvocato rimase senza parole, apprezzò la dialettica della donna, l’intelligenza di lei che certo aveva sicuramente studiato molto poco, sorrise e la invitò a tornare a casa: avrebbe provveduto lui a ripristinare il danno causato dalla pioggia.
A distanza di anni, la sottoscritta, a sua volta divenuta proprietaria, è stata chiamata nuovamente a riparare i danni prodotti dalle precipitazioni, ma gli eredi dell’avvocato non accettarono compromessi e il costo delle riparazioni ricadde su di lei. Tutto questo non fa altro che confermare come quegli antichi muretti a secco fatti allora, a regola d’arte, avevano retto per quasi 100 anni.
Oggi esiste una scuola per insegnare questa abilissima arte, la Fondazione Manarola 5 Terre, ove il settantenne Lauro Bordoni ed altri tre maestri volontari, portano questo mestiere alla conoscenza di molti giovani e così anche alcuni richiedenti asilo hanno trovato lavoro e si sono perfettamente integrati.
Questi sassi sono come un insieme di beni e ripropongono la possibilità che nulla vada sprecato e che con così poco si possono costruire rilievi storici che costituiscono la ricchezza della natura stessa. Perché pietre e terra altro non sono che una parte del paesaggio italiano che ancora una volta viene riconosciuto come patrimonio dell’UNESCO.