Il fotoreporter Paul Lowe, ucciso dai damoni del figlio

Paul Lowe è stato un fotografo di guerra. Originario della Gran Bretagna ha coperto la caduta del muro di Berlino nel 1989, la guerra in Bosnia (1992 – 1995), la liberazione di Nelson Mandela, la rivoluzione rumena e la carestia in Africa.

Il suo scatto più famoso (ed anche quello che preferiva) e per il quale ha ricevuto molti riconoscimenti è un’immagine in bianco e nero del 1992, che mostra una bambina che gioca a palla in strada lungo il fiume Miljacka, durante un cessate il fuoco dell’assedio di Sarajevo, da parte delle truppe serbe.

Paul Lowe sul sito della VII Academy (del quale è stato membro) la commentava così “È una cosa così normale per un bambino (giocare, ndr), ma avviene sullo sfondo della trappola del carro armato, un indizio del pericolo sempre presente”.

Il fotoreporter britannico ha contribuito notevolmente a mettere in luce le atrocità della guerra bosniaca e a descriverne la situazione postbellica con il suo libro Bosnians, che raccoglie 10 anni di testimonianze, pubblicato nel 2005 da Saqi Books.

Lowe ha sempre concentrato il suo lavoro di ricerca sulla fotografia di guerra. Oltre a Bosnians ha contribuito al racconto dei conflitti con le raccolte Picturing Atrocity: Photography in Crisis (Reaktion, 2012) e Photography and Conflict.  I suoi libri più recenti includono  Photography Masterclass, pubblicato da Thames and Hudson e Understanding Photojournalism, scritto in collaborazione con la professoressa Jenny Good, pubblicato da Bloomsbury Academic Press, nel 2019.

“Ciò che mi interessava davvero, come fotografo, era ciò che accade alle persone comuni in queste situazioni straordinarie”, ha detto in un video del 2019 prodotto dal London College of Communication –parte della University of the Arts London – dove è stato professore dal 2003: “L’ho sperimentato, ho fotografato questo, l’ho documentato”.

Ma chi documenterà ora la sua morte avvenuta in un’altrettanto tragica situazione straordinaria? Paul Lowe, sessantunenne, ha perso la vita il 12 ottobre 2024 a Mount Baldy, vicino a Los Angeles (California) per mano del figlio diciannovenne, Emir, che da tempo soffre di problemi di salute mentale e durante l’anno è stato ricoverato più volte.

Amra Abadzic, sposata con Paul da 30 anni, ha raccontato che Emir era negli Stati Uniti dall’estate scorsa e Paul, preoccupato, vi si era recato per cercare di convincerlo a tornare in Inghilterra. Il 12 ottobre, lo scorso sabato, padre e figlio erano andati a fare trekking. Paul Lowe poco prima di morire aveva inviato un messaggio alla moglie rallegrato perché Emir era “calmo”.

Immagini: 1) Sarajevo 1992, ‘Bambina che gioca con la palla’, scatto di Paul Lowe; 2: il fotogiornalista Paul Lowe (1963 – 2024)  

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