Elsa Morante. Ferrante prima di Ferrante

“Un romanzo classico italiano ottiene finalmente la traduzione che merita”, intitolava pochi giorni fa il Washington Post l’articolo dedicato al romanzo Menzogna e sortilegio di Elsa Morante, ristampato negli Stati Uniti, nella versione integrale Lies-and-sorcery, tradotta da Jenny McPhee per la New York Review Books.

La prima edizione negli USA, infatti, nonostante il successo ottenuto in Europa, era apparsa in libreria in versione ridotta e con il diverso titolo di House of Liars.

Settantacinque anni dopo, grazie al trionfo della serie letteraria di Elena Ferrante, l’editoria d’oltreoceano riscopre le scrittrici italiane: è accaduto con Natalia Ginzburg, ora è la volta di Elsa Morante

Menzogna e sortilegio è stato l’esordio della scrittrice romana (1912 – 1985), pubblicato da Einaudi nel 1948.

L’autrice lo rese volutamente “inattuale” nel senso che segui i criteri narrativi del romanzo d’appendice ottocentesco, ma corroborandolo con l’ironia e il feroce senso critico cari ai scrittori del Novecento.

Ambientato in Sicilia, il romanzo narra vent’anni della storia una famiglia attraverso la voce di Elisa, la quale, rimasta sola dopo la morte della madre adottiva, ripercorre le vicende intrigatissime dei suoi genitori e nonni.

Elsa Morante, dunque, ha debuttato presso il grande pubblico con una saga, dunque, come tale si potrebbe definire la quadrilogia dell’Amica Geniale, ancora ambienta nelle luci e nelle tenebre del meridione italiano, il cui straordinario fascino esercitato sui lettori internazionali sembra avergli preparato il terreno.  Ferrante prima di Ferrante, scrive, infatti, il New York Times in occasione della ripubblicazione morantiana.

Menzogne e sortilegio (che vinse il Premio Viareggio ex aequo con I fratelli Cuccoli di Aldo Palazzeschi nel 1948) cessa così di essere “inattuale”; piuttosto, azzardiamo, precorse i tempi se gli statunitensi contemporanei considerano “grande letteratura” quello che decenni fa – forse non comprendendo appieno la sottile originalità della proposta della scrittrice romana -,  scambiarono per un feuilleton.

“Cosa ha fatto sì che 75 anni fa questa una soap opera italiana sembrasse una grande letteratura per un gran numero di lettori sofisticati? – si chiede Viviana Gornick sul NYT – La stessa cosa che lo rende meraviglioso oggi. La scrittura, pura e semplice– si risponde – Ogni sviluppo della trama è circondato da acri di commenti la cui ricchezza e intensità – profonda, densa, psicologicamente penetrante – fornisce alla storia valori trasformativi, convertendo il melodramma in metafora”.

Questo è il punto: Elsa Morante non anticipò i tempi ma compose, per l’appunto, un classico e come tale “non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, come diceva Italo Calvino.

 

  • note: La Storia di Elsa Morante, pubblicato nel 1974, figura tra i 100 migliori romanzi di tutti i tempi nella lista del Club norvegese del libro, stilata nel 2002  

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