Quando a Milano scioperarono le piscinine
Erano in centinaia, dai 5 ai 15 anni, in quel giugno del 1902 a riunirsi davanti alla Camera del Lavoro di Milano, reclamando i loro diritti lavorativi.
Erano le piscinine (termine dialettale milanese, usato all’epoca), piccole apprendiste sarte, modiste e tutto fare, sfruttate dalle “maestre” degli opifici tessili che le costringevano a turni pesanti, senza difenderle o risparmiarle da violenze e abusi e dallo sfruttamento economico.
Quella mattina di un caldo 23 giugno ritennero la misura colma: le piscinine dissero basta e non andarono a lavorare. Scioperarono per circa una settimana, manifestando per le strade di Milano al ritmo de L’inno dei lavoratori e cercando le crumire affinché aderissero alla protesta.
Nell’Archivio di Stato non è rimasta traccia dello sciopero delle piscinine, ma ne parlarono i giornali, tra i quali, il milanese per eccellenza, il Corriere della sera che, sembra, abbia minimizzato i fatti, raccontandone al giusto per distrarre l’opinione pubblica da uno sciopero parallelo più pericoloso, quello dei ferrovieri. Mentre il giornale socialista L’Avanti, parlava soltanto dei ferrovieri, che nel 1904 organizzeranno il loro primo sciopero generale.
A interessarsi delle piccole e giovani lavoratrici fu l’Unione Femminile Nazionale, fondata nel 1899 per la parità dei diritti sociali, civili e politici delle donne e dal cui sito abbiamo tratto quanto finora riportato.
Se la Storia non si è soffermata su questa prima protesta femminile di minorenni, l’arte ha avuto il pregio di anticiparla e fermarla nel tempo. C’è un quadro famoso di fine Ottocento, infatti, che a sua volta ha ispirato recentemente la scrittrice Silvia Montemurro per il suo La piccinina (Edizioni e/o) che ci riporta in quei giorni di giugno di tanti anni fa.
Il quadro
Il dipinto è il celebre Piscinina, realizzato da Emilio Longoni nel 1890 e presentato alla Prima Triennale di Brera l’anno successivo.
L’artista lombardo Longoni (1859 – 1932), oltre ad essere figlio di una sarta, aveva vissuto un’infanzia difficile per le precarie condizioni economiche della famiglia che lo avevano costretto ad essere un bambino lavoratore. Ciò non lo distrasse dalla sua grande passione per la pittura, riuscendo a frequentare alcuni corsi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, avendo per compagni e amici di studi coloro – come Giuseppe Segantini – con il quale fonderà il movimento artistico del Divisionismo.
Artista di grande sensibilità sociale, Longoni dedica molte opere al lavoro infantile. In La Piscinina ritrae una bambina di 5 anni, che, nell’attuale libro di Silvia Montemurro si chiama Nora: è cresciuta, ha quindici anni, ed è l’organizzatrice di quelle giornate di sciopero.
Il libro
L’autrice intreccia la Storia ufficiale con quella personale dei suoi personaggi, seguendo sia la sua giovane protagonista e sia l’autore del quadro, sullo sfondo di una Milano troppo ricca e troppo povera, ancora troppo lontana e troppo immersa nella piaga del lavoro infantile comune agli opifici di ogni settore.
La situazione attuale
E lontanissima, come il resto di tutto l’Occidente, dalla sua soluzione che avverrà soltanto nel 1989, con l’approvazione della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite.
Un documento normativo completo che afferma e difenda i diritti dai bambini, ma che non ha ancora debellato il lavoro infantile, come illustrato nell’articolo Non è un gioco, sulla condizione dell’occupazione minorile in Italia.
Immagine: copertina del libro ‘La piccinina’ di Silvia Montemurro (Edizione e/o) che riprende il celebre dipinto ‘La piscinina’ dell’artista Emilio Longoni