Vietare il cellulare a scuola? Sarebbe ora di fare gli adulti
“Togliere lo smartphone a figli e studenti e non rinunciare a niente come adulti è il mantra di una società dissociata, dove viviamo iperconnessi tramite lo smartphone, per poi individuare nello smartphone il pericolo della crescita dei nostri figli e studenti quando giunge l’età in cui lo dovrebbero utilizzare loro”, scriveva pochi mesi fa Matteo Lancini, psicoterapeuta dell’età evolutiva.
Nell’articolo l’esperto concordava con il provvedimento del Ministero dell’Istruzione che ne vieta l’uso nelle scuole primarie e secondarie a patto che lo stesso divieto si estenda a qualsiasi adulto che frequenta le scuole, a genitori e insegnanti e in “qualsiasi occasione scolastica ex extrascolastica”, gite comprese.
Ora a inizio anno scolastico, incontrando gli studenti e insegnanti della scuola media IC3 Mattarella di Modena, Lancini torna sull’argomento specificando, categoricamente, che “i cellulari vanno vietati ai genitori a casa, non agli adolescenti a scuola. Sono loro a essere fragili”
Professore presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Bicocca, di Scienze della Formazione alla Cattolica di Milano e presidente di Minotauro – Istituto di Analisi dei Codici Affettivi, Matteo Lancini da tempo non ha fa sconti ai genitori e al mondo degli adulti.
Chiusi i cortili, li abbiamo spinti a vivere online
“Abbiamo chiuso i cortili, li abbiamo spinti a vivere online e ora arriviamo ai divieti – ha proseguito l’esperto, come riporta l’Agenzia Dire – È una semplificazione e, al tempo stesso, crea quel corto circuito che rende i giovanissimi sempre più soli e isolati. Ma non sul web a casa”.
La solitudine fra gli adulti
“Gli adolescenti vanno in internet e sui social per ridurre la solitudine che sperimentano con agli adulti – dichiara Lancini in vari editoriali e interviste riportate sul sito del Minotauro -. Esiste un amplissimo movimento di specialisti che si occupano di questi temi, ed incontrano centinaia di adolescenti da anni, tra ritiro sociale, internet e genitorialità, che ritiene che siano gli adulti a spingere i ragazzi su internet e a costruire una società sempre più in quella direzione. È assurdo, dunque, dire poi che sono rovinati da questo e vietarne l’uso”.
Un’incoerenza tra comportamenti e provvedimenti che, inoltre, portano gli “adulti a perdere progressivamente credibilità e autorevolezza”.
“Ma davvero non siamo in grado di capire che così facendo aumenteremo ulteriormente il potere orientativo di internet e dei social tra i giovani e i giovanissimi? Sarebbe ora di fare gli adulti” rimarca Lancini.
Sii come io ti voglio
Le cause dell’incremento dei casi di depressione e degli stati d’ansia, questo aumento del malessere generalizzato fra i giovani va ricercato “in una società che non è identificata con le nuove generazioni, che non li aiuta a costruirsi un futuro che si prospetta quanto mai ambiguo e pieno di incognite e in una famiglia che pur ascoltando i figli molto di più che in passato “non è in grado in alcun modo di ascoltare davvero chi ha di fronte, cioè le ragioni emotive, le emozioni disturbanti”.
Gli adulti, sembrano incapaci di ascoltare i figli “per quello che sono” mentre gli chiedono, inconsapevolmente, di esaudire le proprie ambizioni, un atteggiamento che Lancini sintetizza nel refrain “sii come io ti voglio” e che espone nel suo libro Si te stesso a modo mio – Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta (per Raffaello Cortina Editore), al centro del suo intervento al Festival di Filosofia Psiche 2024 a Carpi.
Una società competitiva e ideale. Cosa significa essere adulti oggi?
“Urge riflettere su cosa significhi essere un adulto oggi e quali conseguenze – e responsabilità – porti l’aver costruito una società competitiva e ideale dove, come se non bastasse, si continua a invadere la mente dei figli e degli studenti e a chiedere tacitamente loro di essere sé stessi nel mondo immaginato da madri, padri, inseganti, disinteressandosi del loro presente e del loro futuro prima ancora che delle loro fragilità”.
La soluzione, dunque, non sta “nel vietare i social” agli adolescenti, che corrisponde a una “banalizzazione della complessità odierna” ma nell’accoglierli, nell’accompagnarli e sostenerli nel pur impervio compito di comprenderli nel presente e nel presente riuscire a immaginare con loro un futuro possibile.
L’educazione digitale nelle scuole
E al digitale vanno educati, per un uso consapevole. Il provvedimento che vieta l’uso degli smartphone a scuola per essere “credibile” – come Lancini suggerisce da tempo – dovrebbe provvedere “classi organizzate, dove si possano fare prove Open Internet, temi con l’intelligenza artificiale” per arrivare ad almeno una delle prove dell’esame di Maturità attraverso il libero accesso alla rete Internet.
Le verifiche “open internet “consentono, contemporaneamente, di verificare gli apprendimenti raggiunti e di ampliarli grazie alle infinite possibilità concesse dall’accesso guidato a Internet”.
Immagine: Matteo Lencini, psicoterapeuta dell’età evolutiva, professore presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Bicocca, di Scienze della Formazione alla Cattolica di Milano e presidente di Minotauro – Istituto di Analisi dei Codici Affettivi – photo by minotauro.it