Ungheria. Referendum sulla “quota” migranti

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Ci servono frontiere morbide, non rigide e impermeabili… Alle soglie del ventunesimo secolo, non abbiamo bisogno di rafforzare la sovranità (Shimon Perez)

In Ungheria il 2 ottobre 2016 si terrà un referendum che deciderà se accogliere o meno le quote di migranti stabilite dal piano dell’UE di ricollocazione dei migranti fra i Paesi membri, approvato nel settembre 2015 a maggioranza dai 28 Stati.

Il quesito al quale gli elettori ungheresi dovranno rispondere è il seguente: ”Volete o no che l’UE possa obbligarci ad accogliere in Ungheria, senza l’autorizzazione del Parlamento ungherese, il ricollocamento forzato di cittadini non ungheresi?”.

Secondo gli accordi previsti dall’Unione Europea, l’Ungheria dovrebbe accoglierne circa 1.300 migranti.

Nel settembre 2015 il governo ungherese guidato dal premier Viktor Orba, insieme a quello slovacco, aveva votato a sfavore del piano di ricollegamento, annunciando un ricorso legale.  L’Ungheria vi aggiunse la decisione di una consultazione referendaria. Ma già nei mesi di luglio e agosto aveva realizzato 175 chilometri di muro al confine con la Serbia (poi esteso fino al confine della Croazia),  impedendo l’accesso meridionale.

Secondo Budapest il piano viola la sua sovranità nazionale e, materia di forte propaganda pre-referendum, predispone l’Ungheria all’ingresso dei terroristi.

In Ungheria la validità del referendum dipende dal raggiungimento del quorum. Secondo gli osservatori è questo il fattore che rende meno certa la vittoria, per alcuni scontata, dei “no”.

Amnesty International, in un rapporto intitolato: “Speranze abbandonate: l’attacco dell’Ungheria ai diritti dei rifugiati e dei migranti”, denuncia che centinaia di richiedenti asilo sono lasciati per mesi in condizioni degradanti in attesa di conoscere il loro destino mentre molte altre persone riuscite a entrare in Ungheria vengono respinte in Serbia o trasferite illegalmente in centri di detenzione in Serbia.

John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa ha dichiarato: “”Il trattamento orribile loro riservato e l’adozione di procedure d’asilo labirintiche rappresentano un cinico stratagemma per scoraggiare i richiedenti asilo a raggiungere e varcare una frontiera sempre più militarizzata. Nel contesto della deleteria campagna referendaria, la velenosa retorica anti-rifugiati sta raggiungendo i suoi massimi livelli”.

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